La Nuova Sardegna

Ripulivano soldi sporchi: banda a processo a Nuoro

Ripulivano soldi sporchi: banda a processo a Nuoro

Le banconote, frutto di rapine ai blindati, venivano “lavate” da chimici calabresi Dieci gli imputati, tra loro anche l’ex sindaco di Buddusò Giovanni Satta

29 febbraio 2016
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NUORO. Per riciclare i soldi sporchi – frutto di rapine ai portavalori o ai bancomat – si rivolgevano a un team di chimici esperti nella «lavatura» delle banconote. Professionisti che arrivavano direttamente dalla Calabria e che venivano ospitati a Posada, in una casa sul mare, trasformata in una «lavanderia specializzata». A ideare il piano una banda di pregiudicati nuoresi, ai quali, secondo l’accusa, si sarebbe aggiunto anche Giovanni Satta, ex sindaco di Buddusò ed ex uomo di spicco dell’Udc gallurese. Il dominus dell’operazione sarebbe un macellaio di Nuoro, Renato Sedda che, insieme ad altri, organizzava «il lavaggio» di somme di denaro provento di rapine a portavalori o bancomat. Con lui dovranno rispondere di riciclaggio, in concorso tra loro, appunto l’ex sindaco di Buddusò Giovanni Satta, Martino Doneddu e il figlio Diego, Vincenzo Raggio e Antonio Deledda (tutti di Nuoro), Antonello Bellu di Buddusò, Salvatore Corrias di Oliena, Pasqualino Manconi di Orgosolo e Salvatore Mercurio di Irgoli. Il processo si è aperto venerdì scorso dinanzi al tribunale di Nuoro con i legali degli imputati (Antonio Secci, Angelo Manconi, Angelo Magliocchetti, Angelo e Jacopo Merlini, Basilio Brodu e Pierluigi Sau) che hanno innanzitutto eccepito l’inutilizzabilità delle intercettazioni telefoniche e ambientali dal momento che sono il frutto di un altro procedimento penale che due anni fa ha portato in carcere, per traffico e spaccio di stupefacenti, 14 persone. Si tratta della maxi operazione ribattezzata «Orione», condotta dalla squadra mobile di Nuoro, su un vasto traffico di droga tra Nuoro, Alghero, la Corsica, l’Albania fino al Sud America, nella quale erano coinvolti anche Bellu e Doneddu.

Le intercettazioni. Ed è proprio grazie alle intercettazioni condotte nell’ambito dell’operazione «Orione» che gli inquirenti hanno scoperto l’attività di riciclaggio portata avanti dalla banda. Grazie alle microspie installate all’interno dell’auto di Diego Doneddu è emersa tutta la frenetica attività della gang volta a ripulire decine di migliaia di euro di banconote macchiate dai sistemi antirapina degli istituti di credito.

I chimici calabresi. Il punto di svolta è l’incarico conferito dalla banda a due chimici calabresi di lavare le banconote macchiate. I due professionisti sbarcano nel marzo del 2013 a Olbia e vengono ospitati dal nuorese Vincenzo Raggio in una casa al mare a San Giovanni di Posada, dove i chimici arrivano con tutta l’attrezzatura necessaria «per pulire i soldi».

Il lavaggio delle banconote. Ed è proprio in quella casa sul mare che si sarebbe svolta tutta l’attività. Diego Doneddu e Salvatore Mercurio, un allevatore pregiudicato di Irgoli, raggiungono i calabresi a Posada e iniziano a smacchiare le banconote. Un successo. Al punto che Doneddu, una volta rientrato a Nuoro, mostra ad Antonello Bellu il campione della banconota trattata con i solventi chimici. «Hai visto? Me l’hanno fatta quelli arrivati dalla Calabria». Anche se, ammette, «stanno trovando molte difficoltà perché il denaro è troppo sporco». Nelle intercettazioni si parla poi di «miliardi» a dimostrazione, secondo gli inquirenti, della ingente quantità di denaro a disposizione della banda. Doneddu avrebbe poi fatto vedere anche a Giovanni Satta le banconote ripulite, divise in tagli da 10 e 20 euro. «Un buon lavoro», avrebbe addirittura risposto l’ex sindaco.

L’obiettivo della banda era quello di trasferire i soldi ripuliti in una «nazione appena entrata nell’Unione Europea».

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