La Nuova Sardegna

Animali nella strada, i proprietari unici responsabili

di Silvia Sanna
Animali nella strada, i proprietari unici responsabili

La legge impone di recintare i terreni ma pochi lo fanno In assenza di autostrade nessun obbligo per l’Anas

09 febbraio 2016
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SASSARI. L’isola senza neanche un metro di autostrada diventa una specie di terra di nessuno, dove il rispetto delle regole è affidato esclusivamente al senso di responsabilità dei proprietari degli animali. Chiamati per legge a provvedere alla loro custodia per evitare problemi di incolumità pubblica. Lo dice l’articolo 2052 del codice civile, che stabilisce come, in caso di danni provocati dalle bestie, a risponderne debbano essere i proprietari. Significa che gli allevatori di bestiame sono tenuti a sistemare adeguate recinzioni per evitare sconfinamenti nei terreni vicini o lungo le strade percorse da auto e pedoni.

Le responsabilità. Nell’isola l’Anas non ha alcun obbligo e la ragione è legata alla classificazione delle strade: nessuna autostrada, le arterie più importanti sono strade extraurbane principali (statale 131) e extraurbane secondarie (131 dcn). Sul tema sicurezza tra l’Anas e la Regione i rapporti non sono idilliaci e al centro del confronto c’è proprio la classificazione delle strade.

Anas-Regione. Se la sistemazione di barriere di protezione è a carico dell’Anas nelle autostrade in quanto arterie più importanti, in Sardegna in assenza di autostrade quelle principali sono la 131, la 131 e alcune arterie trasversali: dunque obblighi e competenze dovrebbero basarsi su questo, cioè sull’utilizzo delle strade. Nell’attesa che qualcosa cambi, è difficile obbligare i proprietari dei terreni a sistemare le recinzioni. Da una parte c’è la Regione che non ha potere coercitivo né può deliberare lo stanziamento di risorse. Dall’altra ci sono molti allevatori e pastori che pur di non spendere si arrangiano con recinzioni fai da te e assolutamente inutili: per esempio vecchie reti di materassi. Un comportamento superficiale che deriva in molti casi dalla quasi certezza dell’impunità: quasi sempre, infatti, non si riesce a risalire al proprietario dell’animale vagante perché sprovvisto di marca auricolare o microchip.

Le vittime. Cristina Cocco è la responsabile della sede di Cagliari dell’Aifvs, Associazione italiana familiari vittime della strada. Anche Fabio Settembrini, il ragazzo morto tra Nuoro e Ottana, lo è: «Vittima di una strada pericolosa e priva di adeguata vigilanza», dice Cristina Cocco, che ricorda l’impegno dell’associazione, anche in Sardegna, per evitare le situazioni di rischio. «Nelle strade sarde muoiono 5mila persone all’anno – dice – per colpa della velocità, della scarsa illuminazione, dell’incuria. A loro finalmente sarà dedicato uno spazio: grazie all’interessamento di Mauro Coni, assessore all’Urbanistica del comune di Cagliari, ai morti sulle strade sarà intitolata un’area verde all’interno del Parco della musica».

L’avvocato. Andrea Murru è il legale dell’Associazione e conosce bene la normativa su animali e terreni. «I responsabili di eventuali sconfinamenti che provocano danni a cose o persone sono i proprietari, che possono salvarsi solo se dimostrano che l’animale è sfuggito al loro controllo nonostante la presenza di recinzioni. Per quanto riguarda gli animali randagi – prosegue l’avvocato Murru – chi risponde sono invece i Comuni». In ogni caso, in presenza di allevamenti e zone di pascolo lungo le strade, un numero maggiore di cartelli di pericolo potrebbe rivelarsi utile. Anche questo, dice la legge, non è un obbligo. Ma in assenza di recinzioni e dopo un certo numero di attraversamenti da parte di mucche e simili, sarebbe una scelta dettata dal buon senso.

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