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Animali nella strada, i proprietari unici responsabili
La legge impone di recintare i terreni ma pochi lo fanno In assenza di autostrade nessun obbligo per l’Anas
SASSARI. L’isola senza neanche un metro di autostrada diventa una specie di terra di nessuno, dove il rispetto delle regole è affidato esclusivamente al senso di responsabilità dei proprietari degli animali. Chiamati per legge a provvedere alla loro custodia per evitare problemi di incolumità pubblica. Lo dice l’articolo 2052 del codice civile, che stabilisce come, in caso di danni provocati dalle bestie, a risponderne debbano essere i proprietari. Significa che gli allevatori di bestiame sono tenuti a sistemare adeguate recinzioni per evitare sconfinamenti nei terreni vicini o lungo le strade percorse da auto e pedoni.
Le responsabilità. Nell’isola l’Anas non ha alcun obbligo e la ragione è legata alla classificazione delle strade: nessuna autostrada, le arterie più importanti sono strade extraurbane principali (statale 131) e extraurbane secondarie (131 dcn). Sul tema sicurezza tra l’Anas e la Regione i rapporti non sono idilliaci e al centro del confronto c’è proprio la classificazione delle strade.
Anas-Regione. Se la sistemazione di barriere di protezione è a carico dell’Anas nelle autostrade in quanto arterie più importanti, in Sardegna in assenza di autostrade quelle principali sono la 131, la 131 e alcune arterie trasversali: dunque obblighi e competenze dovrebbero basarsi su questo, cioè sull’utilizzo delle strade. Nell’attesa che qualcosa cambi, è difficile obbligare i proprietari dei terreni a sistemare le recinzioni. Da una parte c’è la Regione che non ha potere coercitivo né può deliberare lo stanziamento di risorse. Dall’altra ci sono molti allevatori e pastori che pur di non spendere si arrangiano con recinzioni fai da te e assolutamente inutili: per esempio vecchie reti di materassi. Un comportamento superficiale che deriva in molti casi dalla quasi certezza dell’impunità: quasi sempre, infatti, non si riesce a risalire al proprietario dell’animale vagante perché sprovvisto di marca auricolare o microchip.
Le vittime. Cristina Cocco è la responsabile della sede di Cagliari dell’Aifvs, Associazione italiana familiari vittime della strada. Anche Fabio Settembrini, il ragazzo morto tra Nuoro e Ottana, lo è: «Vittima di una strada pericolosa e priva di adeguata vigilanza», dice Cristina Cocco, che ricorda l’impegno dell’associazione, anche in Sardegna, per evitare le situazioni di rischio. «Nelle strade sarde muoiono 5mila persone all’anno – dice – per colpa della velocità, della scarsa illuminazione, dell’incuria. A loro finalmente sarà dedicato uno spazio: grazie all’interessamento di Mauro Coni, assessore all’Urbanistica del comune di Cagliari, ai morti sulle strade sarà intitolata un’area verde all’interno del Parco della musica».
L’avvocato. Andrea Murru è il legale dell’Associazione e conosce bene la normativa su animali e terreni. «I responsabili di eventuali sconfinamenti che provocano danni a cose o persone sono i proprietari, che possono salvarsi solo se dimostrano che l’animale è sfuggito al loro controllo nonostante la presenza di recinzioni. Per quanto riguarda gli animali randagi – prosegue l’avvocato Murru – chi risponde sono invece i Comuni». In ogni caso, in presenza di allevamenti e zone di pascolo lungo le strade, un numero maggiore di cartelli di pericolo potrebbe rivelarsi utile. Anche questo, dice la legge, non è un obbligo. Ma in assenza di recinzioni e dopo un certo numero di attraversamenti da parte di mucche e simili, sarebbe una scelta dettata dal buon senso.