La Nuova Sardegna

Violenza sessuale sul web su una dodicenne, imprenditore sassarese nei guai

Nadia Cossu
Violenza sessuale sul web su una dodicenne, imprenditore sassarese nei guai

L’uomo, 40 anni, a processo a Milano per violenza nei confronti di una ragazzina adescata su Facebook

06 febbraio 2016
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SASSARI. Era convinta di aver accettato – su Facebook – la richiesta di amicizia di due bambine poco più piccole di lei che raccontavano di trovarsi in Russia ospiti da una zia. Ma dopo qualche mese si è resa conto di essere caduta in una trappola micidiale che, a 12 anni, può rovinarti la vita per sempre. Un video che la ritraeva nuda stava girando nella sua scuola. È caduta in depressione, terrorizzata. Si è confidata con la sorella maggiore che ha sporto denuncia ai carabinieri.

In realtà, infatti, dietro quel “profilo” facebook si nascondeva un imprenditore sassarese di 40 anni che è finito a giudizio con delle accuse pesantissime: violenza sessuale aggravata, pornografia minorile e virtuale, sostituzione di persona, corruzione di minorenne e diffamazione. Il processo si svolgerà a Milano perché la vittima risiede in un paese della provincia. Dell’inchiesta, però, di sta occupando anche la Dda di Cagliari che tempo fa aveva ricevuto una segnalazione da parte della polizia postale su un caso di divulgazione di immagini pedopornografiche a Sassari. L’autore? Sempre lui, l’imprenditore quarantenne.

La storia. Ad aprile del 2012 la ragazzina di 12 anni accetta la richiesta di amicizia di una persona con un nome straniero. I giorni successivi, i due contatti si scambiano alcuni messaggi, la dodicenne è sicura di chattare con quelle che ormai considera due amichette. Poi le conversazioni si interrompono ma a distanza di un anno le fantomatiche bambine si rifanno vive, sempre con quel profilo. La convincono a usare la webcam per comunicare con loro e potersi guardare in faccia. Lei non ci trova nulla di male e accetta.
 
La trappola della webcam. Ma sullo schermo del portatile compaiono due bambine seminude che indossano un perizoma e due uomini nudi dei quali non viene ripreso il volto. E proprio loro, prima di avere rapporti sessuali con le piccole protagoniste del video, minacciano la dodicenne dicendole che non avrebbe mai dovuto riferire ad altre persone quello che stava succedendo e che doveva soddisfare le loro richieste altrimenti sarebbero andati in Italia a prenderla a casa perché l’indirizzo della sua abitazione era indicato nelle informazioni del profilo di Facebook.
 
Le minacce e la paura. La ragazzina, terrorizzata all’idea che quegli uomini potessero farle del male, decide di fare quello che dicono, «costretta a compiere – come si legge nell’avviso di conclusione delle indagini a carico del 40enne – atti di autoerotismo davanti alla webcam anche utilizzando oggetti da inserire nelle parti intime». Ed è qui che si configura la violenza sessuale.
 
Skype. Dopo qualche giorno la dodicenne viene costretta a creare un contatto su Skype «per ripetere gli stessi atti sessuali e conversare con frasi scelte dai due uomini». L’obiettivo era quello di far credere (nell’eventualità che qualcuno scoprisse tutto) che era stata lei a prendere l’iniziativa. Le frasi che doveva scrivere erano: “Tuo fratello è in casa?” “Potete fare qualcosa con lui?”. La ragazzina obbedisce ma decide invece di non fare mai più gli atti di autoerotismo.
 
La vendetta. La reazione a questo rifiuto arriva quasi subito. L’imputato invia ai suoi contatti di facebook (alcuni erano in comune con la vittima) un messaggio privato che conteneva il video girato dalla dodicenne. Pochi giorni e quella registrazione finisce negli smartphone di tantissimi studenti della sua stessa scuola. Un’amica l’avvisa e lei in lacrime decide di raccontare tutto alla sorella.
 
La denuncia e le indagini. I carabinieri avviano una serie di accertamenti e risalgono all’identità del sassarese. Lui si rivolge all’avvocato Antonio Secci che lo tutela. Nel frattempo la Dda di Cagliari – titolare il pm Gilberto Ganassi – perquisisce abitazione e posto di lavoro dell’uomo. Dal pc vengono sequestrate circa cento immagini pedopornografiche. Alla violenza sessuale si aggiunge anche il reato di pornografia minorile.
 
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