La Nuova Sardegna

Alt della Cassazione No al resort a Tuerredda

Alt della Cassazione No al resort a Tuerredda

La Suprema Corte boccia il progetto della Sitas a Capo Malfatano Nuova vittoria per Ovidio Marras, il pastore che per primo si oppose al cemento

05 febbraio 2016
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CAGLIARI. La Corte di Cassazione ha dato ragione a Italia Nostra: per costruire a Capo Malfatano non potevano bastare le valutazioni di impatto ambientale sui lotti che singolarmente la società Sitas aveva presentato all’ufficio regionale per il paesaggio, ma ci voleva una valutazione unica, che rendesse conto dell’impatto dell’intero complesso su una costa di rara bellezza, priva di cemento e oggetto di massima tutela nel piano paesaggistico regionale. Il ricorso presentato dalla Sitas è stato respinto per la terza volta dalla Cassazione a sezioni unite: era già successo davanti al Tar in Sardegna e davanti al Consiglio di Stato a Roma. Adesso il resort mezzo costruito a duecento metri dall’incanto della spiaggia di Tuerredda deve essere demolito perchè riconosciuto illegittimo.

Il pastore Ovidio. Un successo anche per l’ormai leggendario pastore Ovidio Marras che, sostenuto da Italia Nostra nazionale, ha strenuamente lottato per difendere il suo diritto di passare nella stradina che collega il suo stazzo alla costa e che una parte della costruzione aveva illecitamente occupato. Ovidio Marras è entrato nella storia perché ha rifiutato di vendere il suo terreno al gigante Sitas e perché non ha accettato nessuna forma di mediazione quando ha denunciato l’occupazione dello stradello.

Le vittorie di Ovidio. Anche il pastore Ovidio ha avuto le sue vittorie giudiziarie: in primo e in secondo grado i giudici gli hanno dato ragione e hanno ordinato che la costruzione venisse demolita nella parte che occupava la proprietà di Marras. Adesso, dopo il verdetto della Suprema Corte, tutti i 50mila metri quadri di cemento del resort devono essere azzerati.

Il ricorso. Il ricorso di Italia Nostra studiato dall’avvocato Filippo Satta, di Roma ma con origini sarde visto che è il pronipote del poeta (e avvocato) Sebastiano, fu presentato al Tar contro la valutazione di impatto ambientale condotta dall’ufficio regionale per la tutela del paesaggio. L’ufficio valutò il progetto Sitas pezzo per pezzo perché la società aveva presentato singoli lotti, ma che erano uno attaccato all’altro e disseminavano di costruzioni tutta la collina e ogni angolo attorno alla spiaggia dal borgo vecchio di Malfatano fino alla peschiera. Se l’ufficio regionale li avesse considerati come doveva, vale a dire tutti assieme, avrebbe “scoperto” che la Sitas doveva letteralmente ricoprire di lussuoso cemento il paradiso naturale da sempre meta di indimenticabili gite.

Italia Nostra. Contro tutto questo Italia Nostra nel 2010 era scesa in campo al massimo livello. Maria Paola Morittu è consigliere nazionale di Italia Nostra, è stata in prima fila nel sostegno alla causa del pastore Ovidio e anche nella gestione del ricorso nelle tre sedi di giudizio. «Ormai è ben chiaroche l’insediamento dal punto di vista giuridico è illegittimo. Non vorremmo – aggiunge la Morittu – che la politica decidesse di aggiustare la situazione e trovasse il modo di affermare che la costruzione deve rimanere in piedi». Un timore fondato vista la storia: nonostante l’elevato livello di tutela paesaggistica è stato possibile che il progetto per migliaia di metri cubi di cemento davanti al mare con un’estensione di centinaia di ettari venisse approvato da Regione, Comune, soprintendenze.

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