La Nuova Sardegna

Sardegna sempre più a secco: ora scatta l’emergenza

di Silvia Sanna
Sardegna sempre più a secco: ora scatta l’emergenza

Il livello degli invasi continua a calare, allertata la Protezione civile nazionale. Interventi tra Monte Lerno e Sos Canales, vanno avanti le restrizioni

02 febbraio 2016
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SASSARI. Sempre più giù, a un passo dalla vera emergenza. Il livello degli invasi continua a scendere, in alcune zone la situazione è drammatica. L’acqua scarseggia dappertutto, a sorridere sono solo l’Oristanese e il Campidano. Nel resto dell’isola invece si va avanti con il piano di massicce restrizioni e si guarda al cielo: la pioggia, forse, arriverà domenica. Ma chissà se basterà per rimpinguare i bacini ormai ai minimi termini. Gli ultimi dati confermano quello che già gli esperti immaginavano: nel mese di gennaio il livello di pericolo è cresciuto e nel sistema idrico dell’Alto Coghinas, formato dalla diga di Monte Lerno e dall’invaso di Sos Canales, è scattato quello d’emergenza.

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Il dipartimento nazionale della Protezione civile è stato già informato, così come il ministero dell’Ambiente. Si è pronti a intervenire con le autobotti, se – tra il Goceano, il Monte Acuto e la Baronia – il piano di restrizioni dovesse diventare intollerabile. Intanto gli interventi tampone vanno avanti e la prossima settimana la cabina di regia - istituita dieci giorni fa - si riunirà per fare il punto.

I numeri. Il report mensile dell’Adis, Agenzia regionale distretto idrografico, fotografa la situazione degli invasi e delle dighe riportando la quantita di metri cubi presenti. Viene fuori un numero di sintesi che corrisponde a 0,21: è l’indicatore dello stato regionale, che corrisponde a una situazione di pericolo. Un mese fa, il 31 dicembre, il dato era 0,27. L’emergenza, che scatta a 0,15, è a un passo per l’intera l’isola. E la sta già vivendo il sistema idrico dell’Alto Coghinas. La situazione è peggiorata anche dove alla fine dell’anno scorso c’era uno stato di preallerta: nel basso Sulcis e nel Cedrino ora il livello è di pericolo. Però, spiegano i tecnici, in quei due casi la situazione è sotto controllo: per quanto riguarda gli invasi di Posada e Cedrino il livello si sta tenendo basso perché hanno una funzione di protezione dalle piene, invece il sistema del Basso Sulcis ha un utilizzo eslusivamente irriguo, dunque la scarsità d’acqua non crea disagi alla popolazione.

L’allarme. Riguarda la zona del Liscia e dell’Alto Coghinas. Uno dei primi provvedimenti adottati è stato lo stop forzato alla stagione irrigua: al momento non è possibile garantire l’acqua agli agricoltori perché quella presente negli invasi è a malapena sufficiente per alimentare le case. Ma servono anche altre azioni. Il comitato istituzionale dell’Autorità di bacino le ha messe nero su bianco nella delibera in cui ufficializza la nascita della cabina di regia. Per quanto riguarda l’Alto Coghinas, è stata realizzata una “zattera” che ha consentito di recuperare circa 400mila metri cubi di acqua invasata ma sino a quel momento non utilizzabile perché al di sotto del livello di presa. Più su, in Gallura, per arginare la grande sete è stato stabilito di riattivare i pozzi del Liscia: Abbanoa si è impegnata a effettuare una ricognizione di quelli esistenti e non utilizzati che hanno una capacità superiore a 10 litri al secondo.

Il vertice. La prossima settimana il tavolo sarà molto affollato. Tutti i soggetti coinvolti nella cabina di regia si riuniranno a Cagliari per stabilire la strategia. La speranza di tutti è che nel frattempo arrivi un segnale dal cielo.

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