La Nuova Sardegna

Commissione diritti umani: chiudete il centro migranti di Sassari

di Salvatore Santoni
Commissione diritti umani: chiudete il centro migranti di Sassari

Visita a sorpresa del senatore Luigi Manconi all’ex Caravel di Predda Niedda. «La struttura è tra le peggiori che ho mai visto: sporca, fredda e angusta»

01 febbraio 2016
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SASSARI. «La prefettura chiuda il centro di accoglienza di Predda Niedda e trasferisca i richiedenti asilo in un luogo idoneo». È l’indicazione che arriva dal presidente della commissione parlamentare per la tutela dei diritti umani, il senatore Luigi Manconi, che ieri mattina – insieme agli operatori del servizio di prevenzione e sicurezza dell’Asl di Sassari – ha effettuato due ispezioni in altrettante strutture di Sassari che accolgono richiedenti asilo.

L’ex Caravel. La prima tappa è lungo la strada 25, a Predda Niedda. L’impatto iniziale è da ossa rotte: un blocco di ferro cemento incastonato in un quartiere fantasma. La struttura è fatiscente; la scala che porta al secondo piano è gonfia come il ferro d’armatura limato dal tempo. Un tempo era il Caravel, un ristorante di periferia con un certo seguito. Di quella storia oggi sono rimasti soltanto la vecchia insegna e lo chef, che oggi cucina per i migranti: «oggi (ieri per chi legge, ndr) facciamo spaghetti perché è domenica». Al piano superiore le stanze disponibili sono 18 e ospitano 58 migranti, di cui 2 sono donne. Molti cristiani, pochi musulmani e la permanenza fila relativamente tranquilla. Abituati a vedere soltanto professori di italiano (uno è saltato perché «faceva troppa religione»), i migranti accolgono la visita della commissione come un piccolo evento. Subito formano un capannello intorno al senatore ed elencano tutto di un fiato i loro disagi. «Ci hanno dato il dentifricio e lo spazzolino pochissimi giorni fa. Abbiamo freddo, non abbiamo lavatrice, mangiamo sempre pasta», dicono uno dopo l’altro. I problemi degli inquilini della strada 25 sono tanti, e fra le associazioni del territorio c’è chi ha cercato di limarli donando un frigo che prima non c’era.

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Criticità. Attualmente il più grosso dei problemi è il riscaldamento e l’assistenza sanitaria: due punti sui quali il presidente Manconi non transige. I gestori del centro – la società 4esse Srl della famiglia Sanna – hanno garantito di aver già programmato l’installazione del primo e di avere una copertura sanitaria assicurata da un medico che interviene a chiamata. «Ho avuto la sensazione – dice il senatore – che mi venissero dette, da chi gestisce il centro, cose non vere, in particolare con riferimento al riscaldamento dei locali e all’assistenza medica».

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L’invito. La commissione parlamentare per la tutela dei diritti umani ha già visitato circa una quarantina di centri sparsi per l’Italia. E per ora l’ex Caravel di Sassari è tra i peggiori. «Nel complesso – spiega il senatore Manconi – il fabbricato appare totalmente inadatto alla funzione alla quale è stato destinato. I bagni e le docce erano indecenti, gli spazi angusti: in un piccolo locale dormono 8 persone». La legge parla chiaro: i compiti di vigilanza e di controllo spettano alla prefettura e all’Asl. La prefettura di Sassari dovrebbe verificare la congruità tra quanto previsto nel capitolato del bando per l’assegnazione della gestione e il concreto funzionamento della struttura. «Mi sembra che siamo lontanissimi da questo – tuona il presidente –. E chiedo che la prefettura svolga i controlli di legge e che prenda seriamente in considerazione la possibilità di chiudere il centro e trasferire i richiedenti asilo in un luogo idoneo».

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Minori. All’ex Caravel ci sono anche due minori, certificati dagli esami clinici. Sono due ragazzi di 17 anni. In realtà prima erano tre, poi nel frattempo uno di loro ha compiuto 18 anni. «Da settembre – afferma Francesco Sanna, uno dei gestori – abbiamo segnalato la presenza nel centro di due minori e non abbiamo mai ricevuto risposta da parte della prefettura»

Asilo. Tra i migranti a richiedere asilo ci provano praticamente tutti. Soltanto in tre, però, hanno già visto riconosciuto il diritto a una delle tipologie di protezione offerte dalla stato italiano. «Esattamente come accadde agli esuli antifascisti italiani – chiosa il senatore – che, ottant’anni fa, trovarono ospitalità in tutti i paesi democratici».

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