La Nuova Sardegna

LE REAZIONI»I TERRITORI

di Umberto Aime

CAGLIARI. I sindaci sono gente spiccia: guardano ai contenuti, alla sostanza, rifiutano l’enfasi. La legge che li riguarda più di tanti altri, è quella degli Enti locali appena approvata dal...

29 gennaio 2016
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CAGLIARI. I sindaci sono gente spiccia: guardano ai contenuti, alla sostanza, rifiutano l’enfasi. La legge che li riguarda più di tanti altri, è quella degli Enti locali appena approvata dal Consiglio, com’è il giorno dopo? «Buona, ma non eccezionale. È un primo passo, non certo il punto d’arrivo. Siamo solo alla partenza, Aspettiamo di vederla applicata». A parlare sono proprio loro: i sindaci. O meglio ancora le associazioni dei municipi: dall’Anci al Consiglio delle autonomie locali, dal Comuni d’Europa a quella in cui si riconoscono i piccoli municipi. A fare la sintesi politica ma anche tecnica è stato Pier Sandro Scano, presidente dell’Associazione regionale. «Non è una grande legge, in certi passaggi poteva essere scritta meglio, ma neanche catastrofica come sostiene il centrodestra. La verità, fuori dalla teatralità degli schieramenti, è questa: siamo solo all’inizio di una grande riforma».

Da una parte i sindaci – ha detto Tore Sanna del gruppo Comuni europei – sono soddisfatti: «Il Consiglio ha accolto tutti i nostri suggerimenti su come saranno organizzate le Unioni e sul trasferimento delle competenze dalle ex Province. Non ci saranno traumi, le varie identità saranno rispettate, salvaguardate e questo va molto bene». Cosa non va? La proliferazione – parole testuali di Scano – delle Reti, che siano metropolitane o urbane. Questo era e resta per loro un passaggio complicato e infatti – stata la sottolineatura – «le Reti non sono figlie nostre». Anzi, le guardano persino con sospetto: «C’è ancora qualcosa di poco chiaro e ci pare fin troppo legato alle risposte che il Consiglio ha voluto dare alle esigenze di questo o quel territorio. Per questo, abbiamo la necessità di vedere quali saranno gli effetti reali sui Comuni». Non è un giudizio sospeso e non potrebbe esserlo visto che «abbiamo contribuito molto a scrivere buona parte della legge». Però la voglia di festeggiare con le grancasse è rinviata a data da destinarsi: fra 105 giorni? Sono quelli che, secondo la Giunta, sarebbero necessari per toccare con mano la riforma. «No, ci vorrà molto più tempo – è stata la risposta di Giuseppe Casti, presidente del Cal – Le partite aperte sono tante e direi che è meglio rinviare la festa, se festa sarà, in autunno».

A mettere in fila le prossime scadenze è stato Scano: «Alcuni articoli, come quello sulla Città metropolitana di Cagliari ristretta a 17 Comuni e non allargata alla Provincia, potrebbero essere impugnati per eccesso di potere Lo stesso potrebbe accadere per le Reti». Non è finita: l’agenda è zeppa di appuntamenti: «Credo sia necessario attendere anche l’esito della trattativa a Roma fra l’Anci e il Governo sulla riscrittura di parte della legge nazionale Delrio. Ci saranno diverse novità e il Consiglio regionale dovrà presto riprendere in mano la partita». Senza dimenticare referendum costituzionale di ottobre: «Azzardo – ha aggiunto – i passaggi in aula potrebbero essere almeno altri tre». Le correzioni in corsa ci saranno. «L’importante ha detto Rodolfo Cancedda per i piccoli municipi – è che tutti abbiamo metabolizzato che i Comuni non sono un impiccio, ma una risorsa». Quindi? «È importante che sia stato rinforzato il ruolo della conferenza Regione-Enti locali. Sì, solo con il reciproco rispetto istituzionale questa buona legge potrà trasformarsi in una grande riforma».

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