La Nuova Sardegna

Abuso d’ufficio, il pm chiede l’interdizione per il dg di Abbanoa

di Mauro Lissia
Sandro Murtas, direttore generale di Abbanoa
Sandro Murtas, direttore generale di Abbanoa

La Procura contesta a Sandro Murtas gli incarichi agli avvocati e il demansionamento senza ragioni formali di una dirigente del recupero crediti

29 gennaio 2016
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CAGLIARI. Il direttore generale di Abbanoa, Sandro Murtas, rischia di essere sospeso dalla carica finchè la sua posizione giudiziaria non sarà arrivata alle valutazioni conclusive. È stato il pm Giangiacomo Pilia, che lo indaga per tre abusi d’ufficio e per altri reati nell’inchiesta-bis, a chiedere al gip Giampaolo Casula la misura dell’interdizione temporanea, che costringerebbe Murtas a farsi da parte per un periodo prevedibilmente lungo. L’udienza per la trattazione si sarebbe dovuta svolgere lunedì prossimo, ma è stato il difensore Massimiliano Ravenna a chiedere e ottenere il rinvio al 17 febbraio. Stringata ed estremamente tecnica la motivazione dell’istanza depositata nei giorni scorsi dalla Procura e notificata ieri mattina al dirigente della società regionale che gestisce il servizio idrico: il pm Pilia fa riferimento ai tre presunti abusi d’ufficio contestati a Murtas e all’ex amministratore unico Carlo Marconi nell’atto di chiusa indagine notificato il 20 luglio dell’anno scorso. A quei fatti se ne aggiungono due, che fanno parte degli atti d’indagine successivi. Il primo riguarda la posizione dell’avvocato Giuseppe Macciotta, da anni legale di Abbanoa, che non risulta indagato. Il magistrato sostiene che il dg Murtas ha affidato allo studio cagliaritano un’attività di recupero crediti per milioni di euro senza alcuna procedura di evidenza pubblica. Quando poi la Procura ha prestato attenzione a quella scelta, che a giudizio del pm poteva integrare il reato di abuso d’ufficio, ad Abbanoa è stata bandita una selezione riservata a grandi studi legali dalla quale è saltato fuori ancora il nome di Macciotta insieme a quello del collega romano Francesco Pisenti, che già lavorava da tempo per la società regionale. Secondo Pilia il direttore generale avrebbe quindi reiterato una condotta considerata a rischio, macchiandosi di un nuovo abuso d’ufficio.

Ma c’è dell’altro: l’avvocato Macciotta - stando all’accusa avanzata dalla Procura - avrebbe «palesemente violato il contratto» firmato con Abbanoa, quello che regola i rapporti e le condizioni dell’attività di recupero crediti. Malgrado questa circostanza - a giudizio del pubblico ministero del tutto evidente - Murtas non ha revocato l’incarico al notissimo legale cagliaritano. Una decisione che dimostrerebbe l’intenzione di proseguire sulla strada minata degli incarichi a rischio di illegittimità.

Ancora: nell’istanza d’interdizione la Procura fa riferimento al presunto demansionamento di una dirigente di Abbanoa, Valentina Figliola. La professionista, che attraverso l’avvocato Andrea Pogliani ha denunciato alla Procura una situazione di presunto mobbing, era stata trasferita senza alcuna motivazione formale dalla posizione di responsabile del recupero crediti allo sportello clienti di Iglesias, per poi essere richiamata alla sede di Cagliari facendo capo a ragioni di salute, il tutto appena prima che il giudice del lavoro si esprimesse sul ricorso urgente ex articolo 700 presentato dalla dipendente. In questo caso il pubblico ministero legge la volontà, da parte di Murtas, di insistere nelle azioni di mobbing già contestate nella prima fase dell’inchiesta giudiziaria. Per queste ragioni e in base a questi fatti accertati nel corso dell’indagine il direttore generale, a giudizio del pm Pilia, dovrebbe essere sospeso dalla sua posizione di vertice per evitare danni all’azienda. Una richiesta simile a quella che lo stesso magistrato aveva proposto per il sindaco Massimo Zedda in relazione alla presidenza della Fondazione del teatro lirico, sulla quale però il gip Lucia Perra si era espresso negativamente. Ora la palla passa all’avvocato Ravenna, che esaminati gli atti allegati all’istanza dovrà decidere la strategia difensiva. All’appuntamento del 17 febbraio le due parti dovranno approfondire davanti al giudice le proprie posizioni, la decisione - salvo rinvii o ulteriori atti - dovrebbe arrivare pochi giorni dopo.

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