La Nuova Sardegna

“Condomini solidali”, così l’utopia diventa possibile

“Condomini solidali”, così l’utopia diventa possibile

Oggi a Sassari un convegno con sociologi, economisti e operatori sociali Un progetto per aiutare gli individui a costruire relazioni solidali

28 gennaio 2016
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SASSARI. A cosa si pensa subito quando si pronuncia la parola “condominio”? Alle liti, ovviamente. Frequenti tra chi abita in uno stesso stabile. E spesso anche drammatiche, sino agli esiti più estremi. È quindi davvero una bella sfida quella del progetto “Condomìni solidali”, che un gruppo di operatori sociali persegue con lodevole pervicacia a Sassari da qualche anno. Per fare il punto su quanto s’è fatto e per spiegare quali sono i confini di questa specie di utopia, domani si terrà un convegno. L’appuntamento è nell’aula magna dell’Università, al mattino dalle 9 alle 13 a al pomeriggio dalle 15 alle 19. Tre i relatori: Marco Imperiale, della Fondazione per il Sud; Stefano Zamagni, economista; Camillo Tidore, studioso di Sociologia urbana all’Università di Sassari. Intervengono Maria Pia Casula, della Uisp, e Cecilia Sechi, presidente dell’associazione “FestinaLente”. A moderare il dibattito sarà il giornalista Roberto Paracchini.

L'idea del progetto parte da un’ ipotesi sul perché i modelli consolidati di intervento sociale sono spesso inefficaci: perché non possono più sussistere, ormai, senza una ritrovata consapevolezza di «cittadinanza», del ruolo attivo e responsabile che devono svolgere i cittadini i quali devono essere stimolati ad affrontare la sfida di opporsi alla narcosi individualistico/consumistica che li ha portati a svolgere frettolosamente e superficialmente gesti importanti, «consumandone» appunto il valore sociale e anche economico.

Il progetto, insomma, vuole affiancare i cittadini in una azione «maieutica» che li porti a riscoprire e sostenere potenzialità sociali, relazionali e affettive che già possiedono, aiutandoli a far emergere e valorizzare i loro «beni relazionali». Ovviamente, l’impresa, proprio per la volontà di fare leva su istanze immateriali e non solamente su quelle più misurabili, si ritrova a dover fare i conti con l'incertezza, ad uscire dalla sicurezza di progetti più strutturati e dalle procedure prestabilite. Questo ha comportato per il gruppo di progettazione il dover immaginare il futuro fattibile abbandonando la voglia-propensione ad applicare il già noto, gli schemi più rassicuranti. Attraverso associazioni locali ben radicate in quattro quartieri della città, si è provato a entrare in contatto con i condomìni e i con condòmini per avviare con loro la sperimentazione. Le associazioni partner hanno avuto la funzione di passepartout per entrare nella vita condominiale e cominciare a proporre la rete degli scambi. A questo punto si è inserita l'attività dei «facilitatori», presenti comunque in tutte le altre fasi del progetto: figure professionali (educatori, animatori, etc.) preparate appositamente. A loro è stato affidato il compito, non semplice, di trovare il giusto equilibrio tra lo spirito di iniziativa necessario per realizzare il progetto e la salvaguardia dei tempi e dei modi di vita dei condòmini.

L'idea di base di cui si parlerà oggi durante il convegno è quella di provare ad utilizzare il condominio come una sorta di «unità di misura» per sperimentare rapporti interpersonali improntati alla teoria economico-sociale dei beni relazionali. L’uomo contemporaneo è un’ isolata monade consumistica che azzera progressivamente il proprio capitale di ben-essere e cade in una desolata insoddisfazione del possesso. Il progetto «Condomini solidali» vuole invece valorizzare tutte le dimensioni dell’umano e non solo quella acquisitiva, identificando con il termine «beni» quelle dimensioni delle relazioni che non possono essere né prodotte né consumate da un solo individuo, perché dipendono dalle modalità di interazione con gli altri e possono essere goduti soltanto se condivisi nella reciprocità.

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