La Nuova Sardegna

La protesta Alcoa ferma i lavori del consiglio regionale

La protesta Alcoa ferma i lavori del consiglio regionale

La rabbia e l’angoscia di duecento operai di Portovesme Solidarietà dai capigruppo e l’appello al governo Renzi

27 gennaio 2016
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CAGLIARI. La catena umana della protesta, la voglia di far sapere ancora una volta che «siamo sempre più disperati». Gli operai dell’Alcoa sono allo stremo: hanno occupato tutto il possibile, strade e aeroporti, mancava solo il Consiglio regionale. Hanno conquistato anche quello, il Palazzo dei sardi, chiudendolo in una morsa fino a renderlo inaccessibile per ben due ore. Dalle 9 alle 11, dopo essere partiti da Villamassargia alle 6.45 e dopo un incontro volante con quattro parlamentari, Emanuele Cani, Mauro Pili, Luciano Uras e Francesco Sanna. Hanno costretto fuori dalle stanze e dall’aula consiglieri regionali – è saltata la seduta della mattina – impiegati, commessi e visitatori. Se non avessero trovato ad attenderli poliziotti e carabinieri, in assetto anti-sommossa fra caschi e scudi (i managanelli non sono serviti), in duecento (tanti erano) forse avrebbero provato anche nell’impresa di occupare il grigio parallelepipedo di via Roma. Irruzione finora riuscita, alcuni anni, fa solo a un manipolo del Movimento pastori.

Il grido. Rino Barca della Cisl lo dice subito, dall’interno della gabbia in cui è finito il palazzo: «Sessanta di noi hanno perso anche la copertura degli ammortizzatori sociali. Altri 300 rimarranno senza fra pochi mesi. Se il governo Renzi non si muove, lo stabilimento di Portovesme sarà smantellato e allora addio alla speranza che arrivi la Glencore».

La piazza. «La nostra è una protesta simbolica ma forte. Non possiamo mollare la presa», rilancia Daniela Piras della Uil. La catena umana è robusta e resistente, i capannelli sono tanti, zeppi di confronti accesi fra le tute blu e chi veste giacca e cravatta d’ordinanza. Romeo Ghiglieri della Cisl salta da un gruppetto all’altro: «I politici devono capire che questa è una battaglia di tutti. Qui ci giochiamo il futuro delle nostre famiglie e del Sulcis». A prendere in mano la situazione, critica, è il presidente Ganau, che prima parla fitto con una delegazione, poi salirà sul basamento di una delle statue di Nivola, la «Madre Terra», per leggere il documento approvato dai capigruppo. Che pur non condividendo la forma della protesta, esprimono «piena solidarietà agli operai dell’Alcoa in una fase di pericoloso stallo della vertenza» e fanno «pressione sul Governo perché decida in fretta sulle agevolazioni per i costi dell’energia».

Il vertice. A Roma, mentre gli operai bloccavano il palazzo della Regione, si è svolto un nuovo vertice al Ministero dello Sviluppo economico. Al centro della discussione, la questione della super interrompibilità dell’energia: i potenziali acquirenti di Alcoa – i gruppi svizzeri Glencore e SiderAlloys – vorrebbero fosse garantita nel lungo periodo. Entrambe le società hanno confermato il loro interesse ma nessuna ha sciolto le riserve. Durante l’incontro tra il ministro Federica Guidi e il governatore Pigliaru «sono state individuate – fa sapere la Regione – concrete ipotesi di lavoro che in breve saranno verificate soprattutto in relazione alla durata di lungo periodo». I lavoratori aspettano. (ua)

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