La Nuova Sardegna

Siccità in Sardegna, l’agricoltura già conta i danni

di Silvia Sanna
Siccità in Sardegna, l’agricoltura già conta i danni

Niente acqua per la stagione irrigua: a rischio tutte le primizie. Le aziende rinunciano alla semina. La produzione di carciofi potrebbe ridursi del 40 per cento

26 gennaio 2016
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SASSARI. Anche i campi soffrono la grande sete. Niente pioggia a novembre e dicembre, quando il cielo solitamente rovescia secchiate d’acqua generose. Poche gocce anche a gennaio e pessime previsioni per la prima settimana di febbraio. Se il livello degli invasi, sceso ai minimi storici della stagione 2003-2004, ha fatto scattare pesanti restrizioni nell’erogazione dell’acqua per le abitazioni, le campagne rischiano di rimanere a bocca asciutta. La stagione irrigua, che inizia ad aprile, non può essere programmata perché i consorzi di bonifica non sono in grado di garantire l’acqua alle coltivazioni.

La siccità potrebbe fare saltare una serie di produzioni, come le primizie di primavera: su tutte, pomodori, melanzane, angurie, meloni. Nel Nord Sardegna, tra il Sassarese e la Gallura, la preoccupazione è fortissima. Gli agricoltori bussano alle porte dei consorzi chiedendo di essere rassicurati. Ma le risposte sperate non arrivano. E tra i produttori c’è chi pensa di saltare un giro, rinunciando alla semina della prossima stagione per la paura di perdere l’investimento. La conta dei danni è già iniziata, molte aziende si preparano a un’annata da dimenticare.

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Campi asciutti. I razionamenti sono cominciati non appena è stato lanciato l’allarme siccità, nell’autunno scorso. Parte dell’acqua solitamente riservata all’agricoltura è stata dirottata sulle abitazioni. Poco male, considerato che in autunno i campi non hanno bisogno di molta acqua. Ora, invece, la sete inizia i sentirsi, in particolare nella Nurra. Qui la produzione complessiva di carciofi potrebbe ridursi di circa il 30-40 per cento per due ragioni: i lavori in corso – tra Olmedo e Porto Torres – per riparare alcune sezioni della condotta, e la mancanza prolungata di pioggia. Che danneggia le carciofaie e pregiudica la semina di tutti gli ortaggi primaverili.

L’allarme dai Consorzi. Lasciati a secco e pure lasciati ai margini del dibattito. Dai Consorzi di bonifica arriva forte la protesta. Soprattutto alla luce del recentissimo allarme da parte del Comitato dell’autorità di bacino, che nella seduta di giovedì 21 ha messo nero su bianco quello che già si immaginava: allo stato attuale, si legge nella delibera, “i bacini dell’Alto Coghinas, del Liscia e del Temo-Cuga non possono assicurare il soddisfacimento dei fabbisogni irrigui per la prossima stagione”. I presidenti dei consorzi non nascondono il fastidio di avere avuto conferma della gravità della situazione «dalla lettura dei giornali – dice Gavino Zirattu, presidente del Consorzio di bonifica della Nurra – e non dai rappresentanti istituzionali che avrebbero dovuto informarci. Invece nessuno ci ha contattato». Aggiunge Marco Marrone, presidente del Consorzio di bonifica della Gallura: «Siamo stupiti, ai vari tavoli sull’emergenza idrica non siamo stati convocati».

Investimenti in bilico. «In questa situazione la programmazione è impossibile – dice Gavino Zirattu –. Chi ha grandi produzioni orticole in questo periodo acquista i semi e li fa maturare in serra, in modo da avere le piantine pronte per aprile. In questo modo la raccolta è anticipata di circa un mese e dal punto di vista economico questo rappresenta un grande vantaggio perché si va a proporre il prodotto nel mercato con meno concorrenza». Ma la sfida richiede investimenti: semi, concime, impianti di irrigazione e manutenzione. Per ogni ettaro la spesa ammonta a circa 5mila euro. «Nessuno osa affrontare questi costi nell’incertezza di avere l’acqua per irrigare le coltivazioni – aggiunge Marco Marrone – sapendo che il raccolto può essere perso. Qui in Gallura è tutto fermo, il Liscia è a un terzo della sua capienza, significa che al momento contiene circa 30 milioni di metri cubi. Briciole, considerato che ogni anno almeno 20 vengono dirottati sull’agricoltura».

L’appello. Gavino Zirattu, che è anche presidente dell’Unione regionale dei Consorzi, ieri ha convocato a Sassari una riunione alla quale hanno preso parte la Coldiretti, la Confagricoltura e la Cia: «Abbiamo fatto il punto della situazione e chiesto un incontro urgentissimo agli assessori regionali all’Agricoltura Donatella Spano e ai Lavori pubblici Paolo Maninchedda. Vogliamo essere ascoltati, siamo pronti a fare proposte operative per affrontare l’emergenza». Stesso appello dalla Gallura e dalle altre zone messe in ginocchio dalla grande sete: «Non siamo in grado di dare risposte ai consorziati – dice Marco Marrone – se in attesa delle piogge non si troveranno soluzioni il comparto – agricolo e zootecnico – rischierà il collasso».

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