La Nuova Sardegna

Diga di Busachi, incompiuta da 180 milioni

di Enrico Carta

Costruita nel 2000, è vuota per metà: il livello non è mai stato portato alla quota massima autorizzata

26 gennaio 2016
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BUSACHI. Mezzo vuota e non è questione di ottimismo o pessimismo. Una delle dighe più grandi d’Europa vede sempre più vicino il fondo, ma la colpa non è solo della siccità di questi ultimi anni. È vero che non arriva la pioggia e che al momento non resta che sperare nel futuro, ma è forse guardando nel passato che vanno ricercati problemi di oggi. Chi ne conosce bene la storia avanza i suoi dubbi. È l’ingegnere Luigi Sanna, direttore dei lavori al tempo in cui la diga Eleonora d’Arborea fu costruita per diventare l’invaso che nel 2000 ha preso il posto della vecchia diga di Santa Chiara sull’Omodeo. Perché, negli anni in cui le precipitazioni erano copiose, il livello di acqua nella diga non è mai stato portato alla quota massima ipotizzata? Con quel passo oggi l’incubo della grande sete per la Sardegna centro-meridionale non sarebbe dietro l’angolo.

La situazione. Le ultime piogge hanno fatto salire il livello dell’acqua di un centimetro, l’equivalente di un milione di metri cubi. La quota lorda oggi registrata ad un altezza di 96,28 metri è di circa 270 milioni di metri cubi, ma questa è una cifra che inganna perché al di sotto dei 48 metri ci sono le acque morte. Ciò significa che contiene circa 100 milioni di metri cubi di acqua utilizzabile sia per fini irrigui che potabili.

La storia. Ultimata nel 2000 e costata 350miliardi di lire – circa 180 milioni di euro – è entrata in funzione gradatamente. Un passo dopo l’altro si è arrivati a quote ben più elevate livello attuale. Si era toccata quota 105, ma secondo lo studio degli esperti dell’università di Padova e del Consorzio di Bonifica dell’Oristanese la quota massima raggiungibile sarebbe dovuta essere di 117 metri per contenere circa 700 milioni di metri cubi.

Lo studio dimenticato. In presenza di un documento così importante che certificava l’assoluta sicurezza, mai è stato compiuto il passo che avrebbe consentito di raggiungere la quota massima preventivata. Anzi, successivamente lo studio che chiariva come anche in caso di piena eccezionale si sarebbe potuto svuotare per gradi la diga senza creare allagamenti, è stato del tutto ignorato. C’è di più, perché la Regione durante la scorsa legislatura aveva preso addirittura la decisione di stabilire una nuova quota massima, fermando il tutto a 107 metri per un problema riscontrato agli argini della golena tra Simaxis e Oristano. La Regione stessa avrebbe dovuto provvedere a ripristinare quel tratto di argine, poi si è scordata i soldi già stanziati in qualche cassetto.

Le fasce fluviali. Argine a parte, l’assetto idrogeologico e le fasce fluviali hanno portato novità in negativo, legittimando ulteriormente quei 107 metri e ignorando ancora una volta lo studio, garanzia assoluta anche sulla stabilità della diga. Ci si ritrova così con un invaso gigantesco che, in questo momento, contiene la stessa quantità di acqua che conteneva la vecchia diga. Come dire che a mare o nelle tasche dell’Enel è finita anche una valanga di denaro.

Il Tirso e il sud Sardegna. Il problema non si limita solo all’Oristanese, perché il sistema Tirso è collegato al sistema Flumendosa che utilizza l’acqua della diga di Busachi per l’irrigazione in modo da poter disporre dalla propria per servire i centri abitati del sud Sardegna, inclusa Cagliari. Tra l’altro per un vecchio accordo tra il Consorzio di bonifica dell’Oristanese che, era in bolletta e la Regione, fu sancita l’obbligatorietà di fornire 20 milioni di metri cubi all’anno a Cagliari. Problema in più. Di fronte a un quadro del genere, i dubbi avanzati dall’ingegnere Luigi Sanna trovano vigore: «Abbiamo speso 350 miliardi di lire per costruire uno degli invasi più grandi d’Europa e ancora oggi non la sfruttiamo. Perché non si è mai trovata una soluzione per arrivare al livello massimo indicato dallo studio? Cosa dice il Servizio Dighe e perché quello studio viene puntualmente ignorato? Se la Regione non lo ritiene valido ne faccia un altro. Con una modica spesa, ridicola rispetto a quella per la costruzione della diga, in poco tempo ne avremmo uno analogo». Mistero. Intanto si continuano a guardare il cielo e le nuvole che non arrivano a scacciare la paura della grande sete.

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