La Nuova Sardegna

Terremoto Pd, Soru vacilla si dimette mezza segreteria

di Luca Rojch
Terremoto Pd, Soru vacilla si dimette mezza segreteria

Fine dell’alleanza con l’ex governatore. Cabras e Fadda staccano la spina L’europarlamentare accusato di avere azzerato il dialogo con la maggioranza

24 gennaio 2016
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SASSARI. Alla fine dentro il caminetto è caduto lui. La segreteria di Renato Soru è a un passo dal baratro. Le altre anime della sua maggioranza, l’area Fadda, quella Cabras e la componente Deriu, hanno staccato la spina. I loro rappresentanti nella segreteria del Pd si dimetteranno.

La scelta è arrivata dopo un vertice a Tramatza. Quattro sedie: Giacomo Spissu, Paolo Fadda, Gianfranco Ganau e Roberto Deriu, Silvio Lai è arrivato a fine mattinata. Sul tavolo la scelta di trascinare un amore già finito, o levare la fiducia al segretario.

Lo schiaffo. La formula è un prodotto da prima repubblica. I rappresentanti dell’area Fadda-Cabras si dimettono «per recuperare la libertà di decidere volta per volta quello che è meglio per il partito». In altre parole mani libere. E forse i primi effetti già si vedono. Basta vedere la fuga di una parte dei consiglieri regionali del Pd dall’impopolare aumento dell’Irpef.

Ma c’è ancora cautela, anche se ci si prepara alla guerra. Le anime della ex maggioranza non chiedono le dimissioni di Soru, né propongono segreterie alternative. Più che un regicidio il loro è un avviso di sfratto.

Le trattative. Nessuna dichiarazione ufficiale, ma si tratta su diversi tavoli. Soru avrebbe avvicinato una parte della minoranza, quella più legata a Renzi, per cercare geometrie alternative e continuare il suo percorso alla guida del partito. Ma anche l’area Fadda-Cabras porta avanti prove di dialogo con la corteggiatissima minoranza. Ma forse per ora tutto rimarrà in un fragile equilibrio. Come un vaso filato in cui le crepe diventano sempre più evidenti.

Il caminetto. Il simbolo della rottura è diventato il caminetto. Soru ha sempre evitato i tavoli separati con il resto della maggioranza che chiedeva un dialogo. Una consultazione preventiva con il segretario. Qualcuno racconta che il segretario avrebbe detto: «Non amo la politica fatta davanti ai caminetti». Un simbolo dell’allergia, secondo i suoi detrattori, di concordare una linea con gli alleati. E questo avrebbe portato a una serie di incomprensioni. Soru viene accusato di agire in solitudine. Di fare più il portavoce di se stesso che quello di un gruppo politico alla guida del partito.

Le analisi dell’europarlamentare sul lavoro della giunta Pigliaru portate avanti da Soru sono state considerate da una parte del partito critiche pericolose. Il segretario del Pd ha sempre ribadito che le sue erano esortazioni, ma di non aver mai voluto affossare la giunta.

Lo scontro. Le badilate sulla politica dei trasporti e le critiche aperte verso alcuni assessori hanno tracciato un solco tra Soru e il resto del partito. Il resto lo hanno fatto le tensioni legate agli equilibri interni.

Gli effetti. Difficile che la segreteria Soru crolli in queste ore. Sembra allontanarsi in questo momento anche l’ipotesi rimpasto, che una parte del Pd aveva chiesto con insistenza. A rischio sembra esserci il capogruppo in consiglio regionale Pietro Cocco. Fedelissimo di Soru, e che molti vorrebbero cambiare.

Alleati. Un altro capitolo è legato ai rapporti con gli alleati. Un dialogo che diventa fondamentale non solo per gli equilibri in consiglio regionale, ma anche per le elezioni amministrative che distano appena una manciata di mesi. Una parte del Pd lavora anche per trovare accordi con l’Udc e il Psd’Az. Accanto c’è il rapporto con Sel e si cerca nei centri più importante una congiuntura con l’anima sardista e sovranista. Anche per questo il partito deve mantenere una certa apparente unità.

Effetto a catena. Quasi scontato dire che il vertice dei 15 convocato per il 30 gennaio da Soru andrà deserto. All’incontro ci sarà solo un rappresentante che formalizzerà le dimissioni nelle mani del segretario.

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