La Nuova Sardegna

L’assemblea ieri a Macomer

I barracelli minacciano lo sciopero

I barracelli minacciano lo sciopero

Le compagnie chiedono più soldi, una nuova legge e la divisa unica

24 gennaio 2016
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MACOMER. Se la Regione dovesse pagare i servizi resi spenderebbe molto più del premio di 4 milioni che eroga alle 158 compagnie barracellari per sostenere i costi dell’attività. I barracelli chiedono che venga portato a 7 milioni e mezzo. Negli anni scorsi era di 4,5 milioni, ma l’ultima finanziaria l’ha ridotto a quattro. Questa non è però l’unica rivendicazione che le compagnie barracellari sarde riunite ieri a Macomer hanno avanzato alla Regione, e neppure la più importante. Chiedono infatti che si cambi la legge regionale n. 25 del 1988, firmata dall’allora presidente della Regione Mario Melis, con la quale fu modificato lo statuto del 1898 che istituiva le compagnie barracellari emanato dal Re Umberto I, e chiedono ancora la divisa unica che distingua i barracelli in tutta l’isola mettendo fine alle variopinte diversità comunali che fanno pensare alle compagnie di ventura, se non ai costumi dei gruppi folk. Termine per avere risposte dalla Regione il 28 aprile, giorno di “Sa die de sa Sardigna”. Se non ne arriveranno, i barracelli incroceranno le braccia, nel senso che non si fermeranno del tutto, ma si limiteranno allo stretto necessario previsto dalla legge: faranno vigilanza e prevenzione antincendio, ma non alzeranno un dito per spegnere il fuoco. Si tratta di un vero e proprio ultimatum che Giuseppe Vargiu, capitano della compagnia di Bessude e presidente dell’Unione Barracelli, l’associazione delle compagnie barracellari, che ha organizzato l’assemblea di Macomer e rappresenta 550 barracelli che operano in 158 comuni della Sardegna, ha lanciato nel corso del suo intervento. Richiesta ribadita da Gianfranco Ghiani, segretario dell’Unione. All’incontro di Macomer sono intervenuti anche il Sab (Sindacato autonomo barracelli) rappresentato dal presidente Giovanni Chessa e il Comitato compagnie barracellari col presidente Leonardo Pischedda. I politici presenti, Michele Cossa capogruppo in Consiglio regionale dei Riformatori Sardi, il segretario nazionale del Psd’Az Christian Solinas e il capogruppo di Sel al Consiglio regionale Daniele Cocco, si sono impegnati a portare le istanze dei barracelli in Regione. L’idea di una divisa per i barracelli c’è già dato che diverse uniformi (da quella del barracello senza gradi a quella del capitano) disegnate e confezionate da qualche ditta specializzata, erano esposte nella sala dell’assemblea. Con la modifica della legge i barracelli sardi chiedono una riforma radicale dell’istituzione. In particolare chiedono che si estenda l’operatività delle compagnie a tutto il territorio regionale (oggi non possono uscire dal territorio comunale se non rischiando di essere denunciati per porto abusivo d’arma) e il riconoscimento del ruolo di agenti di polizia giudiziaria che consenta di accertare determinate violazioni. (t.g.t.)

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