La Nuova Sardegna

Le tele di Delitala Tesoro d’arte dell’isola

di Giacomo Mameli

Ritorna nel duomo di Lanusei il lavoro del grande pittore

22 gennaio 2016
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di Giacomo Mameli

Anche in tempi bui da spending review, il Comune di Lanusei ha avuto il coraggio di investire in cultura per riportare una chiesa ai suoi fasti e far ridiventare «la cattedrale un incubatore di bellezza». È il duomo dedicato a Santa Maria Maddalena dove spiccano i quattro “tondi” proprio della Maddalena realizzati nel 1927 dal pittore Mario Delitala (Orani 1887- Sassari 1990), uno dei grandi del Pantheon sardo ed europeo dell'arte. Con le sue tele (fra tutte “La cacciata dell'arrendadore”, le opere dei palazzi civici di Nuoro e Cagliari, le xilografie sparse in tutt'Italia), ha celebrato i valori della cultura laica e religiosa. Opere che fanno di questo bel paese dell'Ogliastra una tappa obbligata per capire il pregio di un capolavoro di 90 anni fa.

Francesca Pirodda, direttore dei lavori, esalta opere che riportano il duomo di Lanusei fra le eccellenze dell'isola. Eccellenza da visitare con calma, usando piccoli binocoli. La volta che ospita i “tondi” è alta, l'illuminazione tenue, ogni immagine va contemplata nei suoi dettagli espressivi e cromatici. Solo così è possibile penetrare il genio-Delitala in un centro ancora a misura d'uomo e che – pur nella decadenza dei giorni che stiamo vivendo – conserva il fascino discreto di una civitas dove regna l'humanitas, dove la serenità domina sulla frenesia, all'urlo si preferisce il ragionamento. La stessa collocazione del duomo nel cuore dell'abitato certifica un primato dello spirito. Avvalorata, nelle periferie verso Cagliari e Nuoro, dal tempio di San Giovanni Bosco e dal santuario della Madonna d'Ogliastra.

L'opera intera con i suoi quattro volti della Maddalena, va ammirata dove è ospitata, nella volta della cattedrale, con le penombre che – anche nei giorni di sole pieno – sono lì ad aiutarti per capire, a penetrare la metamorfosi interiore di una delle figure più umane della storia del Cristianesimo. Va osservata a lungo la Maddalena peccatrice, col suo volto passionale, bella e calda nella sua femminilità. La Pirodda rimarca «la forza espressiva e coloristica del pittore derivatagli dall'ammirazione verso i maestri veneti» e traccia un «percorso narrativo che va dal peccato alla redenzione». È un incanto imbattersi in una «Maddalena voluttosa» per poi scorgerne un'altra «colta nella solitudine della preghiera» con una terza «penitente che emerge con tutta l'esasperazione e la sofferenza» per cogliere infine la «Maddalena santa che si eleva in tutta la sua luminosità per la ritrovata serenità interiore e spirituale».

Siamo ai vertici dell'arte. Diciamo – si licet – che è la Cappella Sistina che Lanusei si è potuta permettere. Il sindaco Davide Ferreli e l'assessore Salvatore Acampora vedono negli occhi delle Maddalene «quell'amore soffuso ma intenso che sprigiona lo sguardo della Monna Lisa» del 1500 di Leonardo o lo stesso amore «che di può percepire dallo sguardo profondo della cosiddetta Monna Lisa olandese» di Jan Vermeer nel 1665.

Delitala aveva una modella? Si era ispirato a qualche donna di Lanusei, di Sassari, di Orani? O aveva la sua donna ideale che nelle espressioni del volto – con sfondi tra l'azzurro tenue e marcato e sprazzi di luce in un cielo dominato da nuvole tra il rossastro e il violetto – è allo stesso tempo una calamita di sensualità, un'icona di pentimento non patito ma voluto, praticato con un lavacro, fino all'estasi di un viso incorniciato «dall'aureola di santità» di chi ha trovato la beatitudine.

È la firma di un Grande che nella chiesa-simbolo della Diocesi d'Ogliastra «definisce l'opera omnia per eccellenza del Maestro Delitala». Le Maddalene, come l'olio con la deposizione del Cristo, la Natività e la Crocefissione, le geometrie della navata centrale, danno un valore aggiunto che va saputo valorizzare. Delitala – osserva la Pirodda – esprime «un'impostazione piramidale derivatagli dalla cultura manierista, con personaggi avvolti da una luce naturale con le forme caratterizzate dal contrasto dei colori freddi e caldi».

Molti si chiedono dove risiedesse il Maestro negli anni durante i quali affrescava il Duomo. Era il 1927. Quasi sicuramente alloggiava nell'albergo Floris. Si era affezionato a Lanusei dove spesso – anche quando dirigeva la Scuola del libro di Urbino o partecipava alla Biennale di Venezia – rientrava in vacanza all'hotel Selene. Aveva stretto amicizia con l'avvocato Ubaldo Demurtas che conserva l'unico quadro fatto con un pennarello (“Scorcio di strada a Lanusei”) e un acquerello “Il bosco” che – aveva detto Delitala – «mai ripeterò».

Con i lavori che rendono onore al Comune che li ha finanziati, Lanusei ha una “Chiesa scuola di bellezza” ha scritto Antioco Piseddu, vescovo emerito di Lanusei dove è stato per 32 anni invitando le popolazioni a «pensare in grande». Questo restauro – dopo tante devastazioni di chiese, dopo tanti quadri e retabli finiti in malora – è «volare alto». Piseddu ci vede il segno di «una sensibilità artistica cresciuta». Con Lanusei che dà il buon esempio. Speriamo sia imitato.

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