La Nuova Sardegna

Tre anni fa l’assassinio dell’orologiaio

Tre anni fa l’assassinio dell’orologiaio

Piergianni Clemente trovato cadavere in casa. Nel 2008 massacrato il maestro Michele Mascotti

16 gennaio 2016
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SASSARI. Ci sono due delitti commessi in casa – e rimasti irrisolti – a Sassari. Due uomini ammazzati nelle stanze delle loro abitazioni, luoghi dove si sentivano al sicuro.

L’ultimo in ordine di tempo è quello dell’orologiaio Piergianni Clemente, di 79 anni. L’anziano era stato ammazzato nel suo appartamento di viale Umberto il 29 settembre del 2012. Colpito alla testa e lasciato in una pozza di sangue nel corridoio. La vittima viveva da sola al piano terra della palazzina familiare e la sera del delitto – questo era e rimane ancora il sospetto degli inquirenti – potrebbe aver aperto la porta spontaneamente a una persona di cui si fidava e che poi lo avrebbe ucciso. Ipotesi plausibile considerato che – a detta di chi lo conosceva bene – il carattere particolarmente schivo e diffidente di Clemente non lo avrebbe mai portato a far entrare uno sconosciuto in casa. È anche vero, però, che l’orologiaio in quell’appartamento aveva un laboratorio dove aggiustava gli orologi e capitava spesso che qualcuno bussasse alla sua porta per chiedergli un aiuto. A ottobre del 2014, dopo l’istanza di opposizione all’archiviazione presentata dagli avvocati Anna Ganadu e Franca Lendaro che tutelano la famiglia della vittima, il giudice aveva disposto ulteriori indagini. «C’è un assassino feroce in libertà – avevano ripetuto più volte i legali – e deve essere fatta giustizia». Ma da quel momento tutto tace.

Il silenzio era calato anche nel 2008 intorno all’altro omicidio rimasto senza un colpevole: quello del maestro Michele Mascotti, 83 anni, massacrato il 21 maggio di otto anni fa nella sua abitazione in via Canalis 9. L’uomo era stato ucciso con un’arma simile a un martello. In quel caso c’era persino un sospettato, fin dai giorni successivi all’omicidio le indagini si erano infatti concentrate su un conoscente, una persona che abitava nello stesso palazzo della vittima. Quando era ancora formalmente un testimone, questa persona aveva fornito importanti elementi per l’accusa. Il verbale delle dichiarazioni era però diventato inutilizzabile proprio nel passaggio da persona informata sui fatti a indagato. Cavilli procedurali che hanno fatto clamorosamente cadere nel vuoto l’inchiesta. (na.co.)

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