La Nuova Sardegna

Un pezzo di Sardegna nella scuola italiana di Mosca, c’è anche il nipote di Gramsci

di Alessandro Pirina
Un pezzo di Sardegna nella scuola italiana di Mosca, c’è anche il nipote di Gramsci

Il discendente del fondatore del Pci lavora alla «Italo Calvino», scuola d’élite moscovita. Con lui anche tre docenti di Sassari, Villasor e San Gavino

15 gennaio 2016
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SASSARI. È la scuola dell’élite russa. Sui suoi banchi hanno studiato decine di studenti figli di italiani trapiantati a Mosca ma anche una marea di russi figli di genitori innamorati pazzi del tricolore. Dal 1973, quando fu fondata dalla moglie dell’allora ambasciatore, Costanza Vinci, la scuola Italo Calvino è uno dei fiori all’occhiello dell’istruzione moscovita. Una sorta di seconda ambasciata del made in Italy all’ombra del Cremlino. Un istituto, dalle elementari fino alle superiori, in cui può capitare che salgano in cattedra anche artisti come Michele Placido e Al Bano. E in questa scuola da qualche tempo c’è anche un pezzetto di Sardegna. Tra i docenti della Calvino infatti ben quattro sono sardi.

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Made in Sardinia. Michela Moraglia, sassarese, è insegnante di inglese, Silvia Pinna, di Villasor, maestra elementare, Alessandro Marras, di San Gavino, è docente alle medie e alle superiori. Il quarto è nato a Mosca nel 1965, ma il suo nome rimanda a uno dei sardi più famosi al mondo. Antonio Gramsci, stesso nome e cognome del celebre nonno. Alla Calvino il nipote del fondatore del Pci insegna musica. A questo piccolo esercito di docenti sardi bisogna aggiungere anche due bambini, originario il primo di Mogoro e la seconda di Arzachena, mentre l’anno scorso tra i banchi c’erano anche due fratelli di Tresnuraghes. Dunque, una mini enclave sarda che stasera su Raiuno sarà protagonista di una speciale puntata di “Porta a porta” dedicata agli italiani in Russia con super protagonista Al Bano, vera e propria star sotto il Cremlino, che nelle scorse settimane ha visitato la Italo Calvino in compagnia di Bruno Vespa.

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Al Bano in cattedra. «È stata una sorpresa anche per noi – racconta Michela Moraglia, laureata in Psicologia a Padova e arrivata in Russia dopo un’esperienza in Costarica –. Al Bano in Russia è una star, anche i bambini conoscono tutte le sue canzoni. Fa parte di quella musica italiana che qui fa il tutto esaurito. Come anche Pupo, i Ricchi e Poveri, Toto Cutugno, Adriano Celentano, Eros Ramazzotti. Nella nostra scuola ci sono bambini iscritti per il semplice fatto che i loro genitori amano l'Italia e vogliono che imparino la nostra lingua».

La Russia e l’isola. L’Italia, dunque, è cima alla lista delle grandi passioni dei russi, ma anche la Sardegna è ormai una meta molto amata a Mosca e dintorni. «La conoscono tutti, non solo le classi alte, ma anche il ceto medio – spiega Michela Moraglia –. Anche la tv se ne occupa spesso con servizi su Costa Smeralda, Alghero, Forte Village». Anche Antonio Gramsci jr. ammette che la sua Sardegna - ci viene almeno un paio di volte all’anno - è una località molto ambita, ma il suo cruccio è che in Russia se ne ha una conoscenza limitata.

«Si parla solamente delle zone frequentate dai ricconi, degli hotel di lusso e delle grandi ville. Per i russi la Sardegna è solo la Costa Smeralda – racconta il nipote del grande politico e intellettuale –. E mi dispiace perché l’isola è molto altro. Penso solo al meraviglioso entroterra della Barbagia. Ai miei amici russi lo dico sempre che esiste un’altra Sardegna. E faccio ascoltare loro la bellissima musica dell’isola. I grandi canti della tradizione. Io amo la polifonia, i tenores, i cori. Il mio preferito è quello di Santu Lussurgiu con cui ho avuto l’onore di esibirmi negli anni Novanta».

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