La Nuova Sardegna

Discariche sarde colme sino all’orlo, cresce l’ipotesi terzo inceneritore

di Silvia Sanna
Discariche sarde colme sino all’orlo, cresce l’ipotesi terzo inceneritore

La raccolta differenziata al 51%, c’è il rischio di incorrere in una procedura d’infrazione dell’Europa. Donatella Spano, assessore regionale all’Ambiente: «La decisione sarà presa dopo l’estate»

10 gennaio 2016
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SASSARI. Da qualche parte, i rifiuti che non possono essere differenziati, dovranno finire. Ma non nelle discariche: quelle dell’isola sono tutte sull’orlo dell’esaurimento. Non solo Scala Erre, vicino a Sassari, che ha un’autonomia stimata in 3-4 anni: anche le altre sono quasi al limite. E l’Europa, che non autorizza ampliamenti o realizzazione di nuovi bacini di smaltimento, ha anche avviato una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia proprio perché conferisce una percentuale troppo alta di rifiuti nelle discariche. In questo scenario – regionale, nazionale ed europeo – l’ipotesi di un nuovo inceneritore nell’isola, probabilmente nel Nord Ovest tra Sassari e Porto Torres, non può essere scartata a priori. L’assessore all’Ambiente Donatella Spano, che pure non gradisce per nulla l’eventualità, aspetta di vedere gli ultimi dati: da quelli, solo da quelli, dipenderà la decisione finale. «Che spetterà alla Regione, non ci saranno imposizioni da parte del governo». Questa, dice l’assessore, è una certezza granitica.

Rifiuti: la fase finale. Una precisazione innanzitutto: «Chiamamoli termovalorizzatori, non inceneritori», dice l’assessore Spano. La differenza non è di poco conto. L’inceneritore, lo dice la parola stessa, trasforma il rifiuto in cenere; attraverso il termovalorizzatore, invece, dal rifiuto si ricava energia elettrica e termica. Significa che il processo non si esaurisce con il solo smaltimento perché il rifiuto viene trasformato in qualcosa di diverso: «È il principio dell’economia circolare – spiega l’assessore – che noi abbiamo sposato nel piano per la gestione dei rifiuti». In questo piano, l’ipotesi della trasformazione in energia sta al quinto posto, dopo c’è solo lo smaltimento in discarica. Ma probabilmente perché lo scenario non è gradito, le parole termovalorizzatore e tanto meno inceneritore non compaiono da nessuna parte. E non spunteranno neppure nel prossimo piano, dice Donatella Spano, che sarà pronto in estate.

Gli scenari. «Il decreto sugli impianti di termovalorizzazione, di cui si parla all’articolo 35, è un atto dovuto in attuazione della legge Sblocca Italia: il ministero risponde a una legge statale e contemporaneamente all’Europa, che vuole sapere come l’Italia intenda affrontare la gestione dei rifiuti nei prossimi anni». Quindi, spiega la responsabile dell’Ambiente, «il decreto contiene delle indicazioni, descrive possibili scenari in evoluzione, sulla base della situazione delle singole regioni. Ognuna delle quali è chiamata, ogni 6 anni, a elaborare il proprio piano per la gestione dei rifiuti, con l’indicazione dei volumi complessivi e delle modalità di smaltimento». Nella fotografia che il ministero fa del presente, il risultato è questo: la Sardegna, alla luce soprattutto degli ultimi dati sulla raccolta differenziata, è una delle regioni candidate a ospitare uno dei 12 impianti di termovalorizzazione previsti in Italia.

Perché nell’isola. La Sardegna è indietro. Nella classifica nazionale, l’isola è all’ottavo posto per quanta riguarda la percentuale di raccolta differenziata. «È stato superato da poco il 51 per cento – dice l’assessore Spano – che rappresenta un risultato molto buono perché negli ultimi anni la crescita è stata notevole». Però non basta: la percentuale è ancora lontana dalla soglia del 65% fissata dal ministero e prevista anche nel piano rifiuti del 2008, ancora in vigore. Il nuovo documento doveva essere pronto già un anno fa. «Siamo al lavoro, entro l’estate avremo la bozza», assicura l’assessore. Solo allora sarà possibile prendere decisioni, perché tutto sarà stabilito sulla base dei dati ufficiali. «Al momento, nonostante una diminuzione del volume complessivo di rifiuti, è evidente che il passo deve cambiare».

Ecco perché l’ipotesi termovalorizzatore-inceneritore non può essere scartata senza discussione: «Le discariche sono quasi esaurite e vogliamo evitare una procedura d’infrazione da parte dell’Europa. L’unica soluzione è potenziare la raccolta differenziata e ridurre la produzione dei rifiuti. Bisogna lavorare in questa direzione, in modo da non rendere necessaria la costruzione di un terzo impianto a supporto di quelli già attivi a Macchiareddu e a Tossilo. In ogni caso qualunque decisione sarà presa dopo avere dialogato con le comunità – conclude l’assessore – e sarà la scelta migliore possibile».

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