La Nuova Sardegna

Traffico di abiti per i poveri 5 indagati nell’inchiesta

di Mauro Lissia
Traffico di abiti per i poveri 5 indagati nell’inchiesta

La Caritas finisce nel ciclone. Nei guai anche il responsabile della logistica La difesa: è uno scambio legale di merce tra l’ente caritatevole e la Eurofrip

08 gennaio 2016
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CAGLIARI. I quintali di indumenti usati e nuovi raccolti in agosto a favore dei migranti sbarcati a Cagliari sono stati spediti direttamente a Napoli per essere rivenduti e ora sorgono pesanti interrogativi sul ruolo della Caritas: l’organizzazione benefica della Diocesi si è limitata a concedere il proprio logo agli imprenditori impegnati nella raccolta oppure è coinvolta direttamente in quello che la Dda sospetta sia un commercio illegale di merce classificata come rifiuto? Finora la sola certezza è che tra le cinque persone iscritte dal pm Guido Pani nel registro degli indagati c’è Andrea Nicolotti, il referente dei servizi di approvvigionamento e logistica della Caritas di via Po. Ma è altrettanto certo che l’inchiesta partita da un esposto anonimo e sfociata avantieri nel sequestro del semirimorchio in partenza da Cagliari per Napoli è talmente vasta e articolata da promettere sviluppi importanti. Gli uomini del Corpo Forestale hanno raccolto documenti e testimonianze in molti comuni della Diocesi cagliaritana, a Nuoro e a Oristano. Le indiscrezioni parlano di riscontri piuttosto solidi messi insieme in mesi di lavoro silenzioso. Il sequestro sarebbe stato disposto solo perché all’interno del semiarticolato risulterebbero stipate merci utili all’accertamento della verità, il timore era che si disperdessero prendendo la via della Campania.

Emergono intanto versioni diverse e contrastanti dei fatti al centro del procedimento: una è che a finire alla società campana Eurofrip srl sarebbero stati solo i vestiti in eccedenza e quelli fuori stagione, che i rappresentanti dell’organizzazione benefica scambiavano con capi ritenuti necessari in Sardegna. Una sorta di baratto - per esempio cappotti in cambio di pantaloni e camicie - con vantaggi distribuiti tra la Caritas e la società privata destinataria degli indumenti. Lo scenario alternativo a quello accusatorio sarebbe questo: in base a un accordo tra i rappresentanti Caritas e la società napoletana le migliaia di capi d’abbigliamento usati stipate nel magazzino di via Po e considerate in parte inutilizzabili venivano trasferite via mare a Napoli, quindi la Eurofrip srl - compresa nella white list dell’Anac, nessun legame accertato con la malavita - forniva i vestiti alternativi richiesti e pagava l’eventuale differenza alla Caritas. Gli indumenti non finivano nelle bancarelle della città partenopea ma nel nord Africa e nell’est europeo passando per canali legali. Mentre quelli selezionati dalla Caritas andavano ai poveri della Sardegna, comprese le migliaia di migranti ospitati nei centri di tutta l’isola.

A far fiutare il marcio agli uomini del commissario Ugo Calledda sono state le norme sulla classificazione delle merci: gli abiti usati sono considerati donazioni se passano dal donatore al destinatario, diventano rifiuti se risultano oggetto di commercio. Nel secondo caso devono seguire le norme che regolano lo smaltimento. Norme che sarebbero state eluse, perché i vestiti in transito non risultano sanificati e igienizzati ma spediti così come raccolti ai centri Caritas e nei cassonetti con il logo dell’organizzazione diocesana. La radice dell’inchiesta giudiziaria sarebbe dunque una norma interpretata in modo diverso, forse in buona fede o forse no.

L’inchiesta, ancora lontana dalla conclusione, coinvolge per ora Nicolotti, Giampiero Cesarini e la moglie Rosa Contiello, coniugi di origine campana ma da tempo residenti in Sardegna dove si occupano del recupero di abiti usati, l'imprenditore Guido Afflitto, titolare della Sarda Recupero tessili con sede a Monastir, Tonino Marras della De Vizia-Derichebourg, azienda che opera nella raccolta dei rifiuti urbani. Le ipotesi d’accusa sono il traffico illegale di rifiuti e il concorso in truffa. La ditta di trasporti Logistica Villano, proprietaria del semirimorchio sequestrato, è estranea all’indagine.

In attesa che gli atti divengano conoscibili fioccano le precisazioni: «Il mio assistito è estraneo ai fatti, lo dimostreremo il prima possibile» ha detto all’Ansa l’avvocato Marco Scanu, che difende Nicolotti. Stupito per il provvedimento di sequestro anche Guido Afflitto: «Non capisco cosa c’entriamo noi, il nostro contatto con il centro di smistamento di via Po risale a luglio. Siamo andati a ritirare circa mille chili di indumenti perché siamo regolarmente iscritti all'albo smaltitori». L’imprenditore ha raccontato all’Ansa di aver ricevuto una proposta dai coniugi campani per proseguire in modo sistematico il lavoro con la Caritas: «Per farlo ho chiesto documenti ufficiali, che però non sono mai arrivati e non se n'è fatto più nulla. Queste stesse persone - ha aggiunto Afflitto - le ho ritrovate a una gara d'appalto per il ritiro degli abiti usati per alcuni comuni sardi».

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