La Nuova Sardegna

energia

Costi alle stelle senza il metano

La revoca dell’essenzialità alle centrali impone nuove strategie

04 gennaio 2016
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SASSARI. È un tema cruciale, perché legato a doppio filo a tutti i settori produttivi. L’isola priva del metano paga il prezzo altissimo di costi dell’energia alle stelle, non competitivi, che inducono gli investitori a guardare altrove. Dopo la rinuncia al progetto Galsi, con l’uscita della Regione dalla società nata per realizzare il metanodotto Galsi Algeria-Italia, la giunta Pigliaru non ha comunque detti addio ai progetti di metanizzazione. Nel frattempo la strada sembra tracciata e passa per una rete di mini rigassificatori da collocare nei porti. Su questo fronte l’attesa è tutta per il piano energetico regionale, che vedrà la luce entro l’anno e detterà la strategia. Nel frattempo il tema energia è al centro del dibattito politico, dopo la decisione dell’Autorità nazionale per l’energia e il gas di revocare il regime di essenzialità a tre centrali isolane su quattro. La partita è aperta e si gioca ai tavoli del Ministero dello Sviluppo economico, con il governatore Pigliaru che – anche nell’ultimo incontro poco prima di Natale – ha chiesto garanzie e attenzione verso la Sardegna: il rischio è che le centrali, private del sostegno economico, chiudano i battenti. Ottana Energia l’ha già fatto: il patron Paolo Clivati, non avendo ricevuto rassicurazioni da Terna, ha avviato il 30 dicembre lo spegnimento degli impianti. A rischio, se non saranno trovate soluzioni, ci sono anche le centrali di Porto Torres e di Portovesme. Secondo i primi calcoli, tra lavoratori diretti e indotto, in ballo ci sono circa cinquemila buste paga.

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