La Nuova Sardegna

Ottana energia fermata la centrale: il futuro è un rebus

di Federico Sedda
Ottana energia fermata la centrale: il futuro è un rebus

L’essenzialità scade oggi anche per Fiumesanto e Sulcis Resta in piedi l’ipotesi riaccensione in caso di blackout

31 dicembre 2015
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OTTANA. Ieri, a mezzogiorno in punto, il flusso del vapore verso l’impianto di depurazione dello stabilimento chimico si è fermato. Era il segnale inequivocabile che la caldaia della centrale termoelettrica di Ottana Energia aveva spento i motori con l’avvio della cosiddetta procedura di raffreddamento. Qualche ora prima, l’azienda aveva spedito un fonogramma ai sindacati, a Confindustria, alle aziende coinsediate e al consorzio industriale per annunciare che era stato avviato lo stop degli impianti. Il patron, Paolo Clivati, è stato di parola: «Senza un contratto con Terna in grado di garantire il futuro energetico di Ottana Energia – aveva avvertito a metà dicembre – gli impianti si fermeranno a fine anno».

E così è stato. Da ieri, i motori di Ottana Energia alimentati a olio combustibile non marciano più. Rimane in funzione solo la centrale Biopower alimentata a olio di palma che produce energia pulita per la rete. La decisione di fermare la caldaia è conseguente alla mancata proroga del regime di essenzialità anche per il 2016 da parte dell’Authority per l’energia, che, con una delibera del 27 novembre , ha accolto la proposta di Terna di porre fine all’essenzialità di Ottana Energia dal 31 dicembre 2015. Il provvedimento riguarda anche le centrali di Fiumesanto e del Sulcis. L’essenzialità è stata confermata solo per la centrale a turbogas di Assemini.

Gli spiragli aperti per Ottana al tavolo del ministero dello Sviluppo economico nell’incontro alla vigilia di Natale non sono serviti a evitare la fermata degli impianti. Il tutto perché Terna non ha ancora ultimato la verifica tecnica che potrebbe consentire a Ottana Energia di proseguire l’attività nel sistema di riaccensione della rete elettrica sarda in caso di blackout, così come annunciato al tavolo Mise presieduto dal ministro Federica Guidi. La verifica potrebbe concludersi a metà gennaio. Nel frattempo, però, Clivati ha fermato gli impianti per l’impossibilità di sostenere i costi di esercizio. «Lo scenario – ha fatto sapere l’azienda – è pieno di incognite e variabili tecniche».

La fermata, con i lavoratori in ferie forzate, potrebbe essere una sorta di stand by fino a quando Terna non renderà nota la sua decisione. Che potrebbe anche essere negativa. In questo caso la centrale si fermerà per sempre. Con conseguenze disastrose. Le prime ricadute negative si riverserebbero sul Tas, l’impianto di trattamento degli scarichi di proprietà del Consorzio industriale, che verrebbe bloccato con conseguente fermata degli impianti. L’effetto domino coinvolgerebbe anche gli stabilimenti di Corstyrene, che utilizza il vapore, e Antica Fornace Villa di Chiesa che manda al Tas le acque reflue da depurare. Si fermerebbe anche la depurazione delle acque nere del comune di Ottana che confluiscono al Tas. Un terremoto economico e sociale dal quale sarebbe davvero difficile venire fuori. I sindacati confederali e di categoria minacciano clamorose azioni di protesta per il mancato rispetto degli impegni assunti dal governo al tavolo ministeriale e chiedono a Terna di accelerare i tempi della verifica tecnica. “Estrema preoccupazione” è stata espressa da Confindustria. «La centrale elettrica – scrive in una nota – è costretta a fermarsi per la prima volta dopo oltre 40 anni di attività. L’impatto sulle altre aziende del sito e sul Consorzio industriale è gravissimo».

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