La Nuova Sardegna

Il caso centrali elettriche: spiragli dal vertice al Mise

di Silvia Sanna
Il caso centrali elettriche: spiragli dal vertice al Mise

Il governo si impegna a trovare soluzioni dopo la revoca dell’essenzialità Percorsi diversi per Porto Torres, Ottana e Sulcis. Pigliaru chiede tempi brevi

23 dicembre 2015
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SASSARI. Il pacco di Natale porta una speranza in più ai lavoratori delle centrali elettriche e ai cassintegrati dell’Alcoa di Portovesme. Dopo la revoca del regime agevolato dell’essenzialità, si aprono spiragli per la sopravvivenza delle centrali di Porto Torres. Ottana e Portovesme. Ieri al Ministero dello Sviluppo economico, la Regione – con il governatore Francesco Pigliaru e l’assessore all’Industria Maria Grazia Piras – ha presentato le sue richieste e fatto presente il gap energetico che la Sardegna sopporta per il fatto di essere un’isola. Dal ministro sono arrivati segnali confortanti ma bisogna fare in fretta. Perché le serrate sono dietro l’angolo.

L’essenzialità. Dopo la “mazzata” dell’Autorità per l’energia e il gas che con la delibera del 27 novembre ha revocato il regime di agevolazioni per tre centrali sarde su quattro, per Porto Torres, Portovesme e Ottana si aprono nuovi scenari.

Porto Torres-Portovesme. La possibilità è che l’essenzialità revocata venga sostituita attraverso contratti di servizio, in grado di garantire comunque delle agevolazioni e di conseguenza l’attività degli impianti. È una ipotesi sulla quale stanno lavorando il Mise e Terna. Che, dopo avere chiesto e ottenuto dall’Authority il mantenimento del regime agevolato solo per la centrale Enel di Assemini (la cui dismissione è stata annunciata diverso tempo fa), ora è sollecitata dal governo a individuare una soluzione ponte per le tre centrali private dell’importante sostegno economico.

Ottana. L’ipotesi presa in esame per Ottana è diversa e richiede tempi ancora più stretti. Perché il patron di Ottana Energia Paolo Clivati ha già comunicato che in assenza di garanzie fermerà gli impianti il 1° gennaio. La sopravvivenza della centrale potrebbe arrivare attraverso il “servizio di riaccensione”. Significa questo: se la centrale, attraverso opportuni interventi per i quali è fondamentale il supporto di Terna, sarà in grado di garantire la riaccensione della rete in caso di black out, allora potrà continuare a godere delle agevolazioni. Di fatto, si troverebbe in una situazione identica alla centrale Enel di Assemini, per la quale l’Authority e Terna hanno deciso di mantenere l’essenzialità proprio perché l’unica in grado di “riaccendere la luce” in caso di collasso della rete isolana.

Alcoa. È ufficiale, la super interrompibilità sarà garantita per altri due anni. A usufruirne saranno nell’isola 18 aziende. Da questo dipende il futuro di Alcoa. Glencore, la società svizzera interessata all’acquisizione, storce il naso: vorrebbe che la super interrompibilità fosse garantita per dieci anni. A gennaio, ha detto il ministro Guidi, Glencore chiarirà se è ancora interessata agli impianti. Nel frattempo all’orizzonte dell’Alcoa si affaccia un altro gruppo, anche questo elvetico: si tratta di Sider Alloys, la cui proposta deve ancora essere vagliata.

Reazioni. Le soluzioni-ponte non devono diventare strutturali ma rimanere momentanee. Lo ha ribadito a Roma il presidente Pigliaru: «Ognuno dovrà fare la propria parte, Regione, imprese e comunità, perché le misure provvisorie siano tali nell’ottica di una riconversione e di percorsi seri di sviluppo».

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