La Nuova Sardegna

Museo del costume, un nuovo allestimento che guarda al futuro

di Paolo Curreli
Museo del costume, un nuovo allestimento che guarda al futuro

INVIATO A NUORO. «Rinasce il Museo del Costume. Dentro c’è la tua storia». Con questo slogan l’Isre ha aperto ieri le sue porte a tantissimi cittadini, studiosi ed appassionati che in una bella...

20 dicembre 2015
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INVIATO A NUORO. «Rinasce il Museo del Costume. Dentro c’è la tua storia». Con questo slogan l’Isre ha aperto ieri le sue porte a tantissimi cittadini, studiosi ed appassionati che in una bella mattinata di un sabato natalizio sono saliti sul colle di Sant’Onofrio per vedere il museo completamente rinnovato. I nuovi allestimenti partono da un’introduzione alla Sardegna nella prima sala, dove diversi filmati raccontano “l’isola continente” e una time-line illustra i principali avvenimenti fino agli anni ’50, era di passaggio e inizio della mutazione sociale e antropologica della Sardegna arcaica che si apre al moderno.

Un’apertura che ha significato il miglioramento delle condizioni di vita dei sardi ma anche la perdita di un modo di vivere che ben pochi mutamenti aveva subito nei secoli. E le sale che si incontrano durante l’itinerario ricostruiscono, attraverso diorami con manichini, pezzi autentici e testimonianze di viaggiatori l’alterità del mondo della Sardegna, quell’universo isolato, che come uno scrigno, ha conservato la sua cultura identitaria, sviluppato una personale visione del mondo, dell’abbigliamento e della sussistenza. L’isola pre-industriale è raccontata in scene simbolo di momenti di vita; il cuile dei pastori, il carro col grano dei contadini, la pesca in laguna, la caccia grossa. Ricostruzioni a grandezza naturale – nelle prime tre sale che si incontrano subito dopo l’introduzione – così ricche di particolari che la visione diventa scoperta, piacere estetico e documentazione.

È il mondo maschile della campagna e del lavoro. E quando si torna in paese è l’universo delle donne a diventare protagonista. A partire dal luogo femminile per eccellenza, quello della panificazione: in mostra centinaia di pani, alcuni dei quali vecchi di più di 50 anni. Il nucleo è la grande collezione raccolta da Alberto Mario Cirese, docente di antropologia culturale dal 1956 al 1971 a Cagliari. Paolo Piquereddu – presidente per molti anni dell’Isre e ora responsabile del progetto scientifico – ricorda la frase di Costantino Nivola: «Questo è un museo al femminile, pieno di cose belle fatte dalle donne e di gioielli costruiti per le donne».

E il Museo del Costume nella sua parte più spettacolare continua a porre al centro la donna, ecco la tessitura, la grande sala dei costumi, una processione di ricami, gioielli e colori lunga 13 metri. È il momento della festa, le cumbessias, il banco del torronaio. Un omaggio a Giuseppe Biasi, dal suo quadro della sagra vengono estratti i personaggi e resi tridimensionali.

Ultima sala il santuario campestre con gli ex voto dell’oreficeria tradizionale, il cui nucleo è formato dalla ricchissima collezione del Santuario del Miracolo e dell’Annunziata di Bitti. Un popolo raccontato in oltre 2.300 metri quadri, quasi 5mila pezzi, centinaia di foto e filmati, in un allestimento moderno che si è avvalso di capacità locali ma anche di professionalità internazionali, come quella dello Studio Goppion, artefice tra l’altro della famosa teca della Gioconda al Louvre.

Il sogno coraggioso del 1956 di costruire un museo da zero si è dimostrato lungimirante, come l’intuizione dell’architetto Antoni Simon Mossa di creare un villaggio immaginario che rachiudesse la metafora di ogni paese sardo. Più che un contenitore la citazione di un mondo, un luogo piacevole in cui anche il paesaggio esterno è un ingrediente fondamentale: con le colline di Nuoro, il Corrasi e il Supramonte in lontananza. Un omaggio a un popolo reso dalle parole di Paolo Piquereddu: «Capace, nella grande povertà, di creare gioia e bellezza». L’Istituto Regionale Etnografico si riappropria dell’antico nome di Museo del costume, con l’orgoglio tutto nuorese del presidente Bruno Murgia: «Abbiamo dimostrato che il fare viene prima di ogni schieramento politico». Con le parole del suo concittadino, l’assessore regionale alla sanità Luigi Arru: «Non godo, in questo momento di grande popolarità, ma devo fare quello che faccio: ridimensionare la spesa sanitaria fuori controllo significa trovare denari anche per la cultura, è un investimento sulla salute anche questo». «La tradizione non è statica – sottolinea il sindaco di Nuoro Andrea Soddu – ma qualcosa di dinamico e il nostro museo rappresenta bene questo concetto». L’assessore regionale alla cultura Firino: «L’esperienza dei musei nuoresi suscita l’ammirazione di tutta la Sardegna, cultura e solidarietà lontana dai campanilismi».

Ieri mattina nell’Auditorium Lilliu del museo, dove si svolgeva la cerimonia di inaugurazione, è arrivato anche il messaggio di Cristiana Collu da Roma, dove dirige la prestigiosa Galleria d’arte moderna. La Collu ha ricordato, con orgoglio, i mesi in cui è stata direttrice del museo, mesi in cui ha dato un’impronta fondamentale al progetto.

Il Museo del costume si riafferma punto di riferimento per tutta l’isola senza dimenticare che non è solo un deposito o una sequenza di teche, ma un laboratorio vivo a disposizione degli studiosi e dei cittadini. La sua natura di istituto di ricerca non è mai venuta meno, l’acquisto di oggetti, il restauro e la documentazione non si sono mai fermati. Come è sempre viva l’attenzione al mondo contemporaneo anche come ricerca etnografica. L’enorme biblioteca, la vastissima collezione fotografica e la cineteca ne sono la conferma.

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