La Nuova Sardegna

adesioni oltre l’80 per cento

Medici in sciopero: sotto accusa il governo

di Stefano Ambu

CAGLIARI. Dica trentatré. Le ragioni per protestare forse sono un po' meno. Ma i contenuti della mobilitazione sono fortissimi. Dodicimila medici sardi chiedono dignità, mezzi, risorse e risposte...

17 dicembre 2015
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CAGLIARI. Dica trentatré. Le ragioni per protestare forse sono un po' meno. Ma i contenuti della mobilitazione sono fortissimi. Dodicimila medici sardi chiedono dignità, mezzi, risorse e risposte rapide per assistere i cittadini. E per ribadire le loro ragioni ieri in tanti hanno aderito allo sciopero proclamato dai sindacati, compatti come mai era accaduto negli ultimi anni. Chiamati in causa il governo Renzi e la giunta regionale. Massiccia partecipazione: tra l'80 e il 100 per cento. Ambulatori vuoti e camici bianchi rimasti sull'attaccapanni: dalle 8 alle 20 sono state garantite soltanto le urgenze. Dagli ospedali agli ambulatori e sul territorio i medici parlano di una lunga lista di promesse mancate.

«Abbiamo pazientato dieci anni– rimarca Raimondo Ibba, presidente dell’Ordine dei medici e degli odontoiatri della provincia di Cagliari –, ma ora la corda si è spezzata. Lottiamo assieme per garantire la sopravvivenza del sistema». Un quadro "clinico" che preoccupa, dai posti letto alle visite. «Il malessere professionale e sociale cresce – dice Paolo Zandara (Smi) – così come le liste d’attesa, il mancato turn over e i pensionamenti». Sullo sfondo il solito problema, i fondi a disposizione. E quindi medici uniti anche contro i tagli. «Il sottofinanziamento del servizio sanitario nazionale è crescente, comandano i burocrati – spiega Luigi Mascia, chirurgo pediatrico, Cimo –. Noi vogliamo che l'organizzazione sanitaria permetta di dare assistenza di qualità ma vogliono quantità: stabiliscono ritmi e tempi, ci trattano come fossimo in una catena di montaggio. Così si spende anche di più, soprattutto perché viene a mancare il rapporto medico-paziente».

Un andazzo da correggere, secondo i sindacati. «Scioperiamo per le persone – spiega Susanna Montaldo (Anao) – una finanziaria dopo l’altra si butta a mare il diritto alla salute». Altri sos. «Il governo – avverte Edoardo De Pau (Snami) – ci trasforma in burocrati. Diciamo no alla sanità pubblica trasformata in privata». E le conseguenze - dicono i rappresentanti di categoria - sono davanti agli occhi. «La medicina specialistica – registra Andrea Tola (Sumai) – patisce gravi carenze strutturali e di strumentazione». Altre testimonianze. «Seguire territorio e ospedale– spiega Cesare Iesu (Aaroi) – assieme non è facile. Ci occupiamo di pazienti acuti e traumatizzati ma hanno tagliato in fondi».

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