La Nuova Sardegna

Vicini allo stato di emergenza Acqua solo per altri due mesi

Vicini allo stato di emergenza Acqua solo per altri due mesi

A gennaio programmate le prime restrizioni all’erogazione nei campi e nelle città del nord dell’isola La Regione ha già dato il via ai primi interventi. Senza piogge costanti i bacini finiranno a secco

11 dicembre 2015
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CAGLIARI. Il cielo terso diventa quasi un elemento di angoscia. Il sistema idrico della Sardegna non lascia alternative a scelte tecnologiche come la danza della pioggia. O le preghiere perché le nuvole grigie prendano la scena e l’inverno piovoso faccia irruzione nell’isola.

Il vertice della Regione con Abbanoa, Enas e Egas è servito per certificare che la situazione è allarmante. E nei bacini del nord Sardegna è a un passo dall’emergenza assoluta.

Il tavolo tecnico. Da una prima consultazione le previsioni sono pessime. Poca pioggia nelle prossime settimane e bacini sempre più vuoti. Anche per questo la Regione ha messo sul tavolo una serie di interventi di emergenza per migliorare la situazione nell’immediato.

Le restrizioni. Mentre si aspettano le piogge il presente è fatto di privazioni. Sono previste restrizioni idriche, che dai campi si sono allargante anche alle città. L’ultima decisione sarà presa il 18 dicembre, giorno in cui si riunirà di nuovo il tavolo tecnico, ma si pensa di far partire da gennaio del 2016 restrizioni per gli usi potabili per i centri abitati del Goceano. Nello stesso tempo si limiteranno gli usi irrigui per le zone di Chilivani, Ozieri e per la Gallura.

Il 18. L’appuntamento in cui si deciderà se chiedere lo stato di emergenza al governo sarà il 18 dicembre. Se la situazione degli invasi non migliorerà la Regione si rivolgerà alla presidenza del consiglio.

Poca acqua. L’aggiornamento sullo stato delle risorse idriche non lascia spazio all’ottimismo. La zona più in difficoltà è il nord dell’isola. A fine dicembre ci sarà la preallerta per i sistemi del Liscia, del Nord Occidentale e dell’Alto Taloro. Ancora più grave la situazione per Sos Canales e Mannu di Pattada (Alto Coghinas) che sono in fase di pericolo. Per quanto riguarda in particolare Sos Canales, sono già iniziati gli interventi. L’ Enas recupera le risorse invasate che in entro dieci giorni consentirà di poter contare su un’autonomia di alimentazione di 80 giorni. Senza questo intervento ci si fermava a 50. Il secondo intervento lo porta avanti Abbanoa, e prevede il riassetto funzionale del collegamento da Monte Lerno a Sos Canales così da mettere in campo una risorsa alternativa per l’alimentazione potabile dei comuni del Goceano e scongiurare interruzioni del servizio idrico. Per quel che riguarda il Liscia, oltre agli interventi sull’impianto di potabilizzazione dell’Agnata, sono stati programmati anche interventi di potenziamento di risorse alternative esterne al Liscia. Arrivano dal serbatoio sul Coghinas a Muzzone, dal recupero reflui, e dalla riduzione delle perdite.

Le risorse. Nei giorni scorsi l’assessore regionale ai Lavori pubblici Paolo Maninchedda ha provato anche a quantificare quanto potrebbe costare un intervento radicale e risolutore dell’emergenza. La Regione ha deciso di investire il 30 per cento del mutuo per le infrastrutture per il settore idrico e fognario. In tutto oltre 130 milioni. Ma l’assessore non nasconde le difficoltà e dice in modo chiaro che non basteranno. Ci vorrebbero almeno 400 milioni per risolvere buona parte delle emergenze idriche. E servirebbe un altro miliardo e 200 milioni per affrontare tutti i rischi del dissesto idrogeologico. Una quantità di denaro che il settore pubblico in questo momento non ha. L’unica tradizionalissima soluzione è sperare in una pioggia costante, ma non torrenziale. Proprio la progressiva modificazione del clima sembra essere diventato il peggiore nemico da affrontare.

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