La Nuova Sardegna

Martis, i punti oscuri dell’omicidio

di Nadia Cossu
Martis, i punti oscuri dell’omicidio

Dubbi sulla dinamica dell’assassinio di Valentino Saba: era inseguito?

04 dicembre 2015
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INVIATO A MARTIS. Le tracce di sangue in cima alla collina ricoperta di un sottile strato di erba, di un verde particolarmente intenso in questa stagione, tracciano l’ipotetico percorso fatto mercoledì notte dalla vittima e dal suo assassino. Valentino Saba è stato ucciso dopo un inseguimento? Ha corso disperatamente nel tentativo di sfuggire a quell’uomo accecato dall’odio e dalla rabbia? Perché, altrimenti, sarebbe stato ammazzato lassù?

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La versione dell’omicida. «Ho sentito dei rumori, ero convinto che ci fossero degli animali, per questo sono uscito dall’azienda e sono salito sulla collinetta, anche quello è un mio terreno. All’improvviso, al buio, mi sono trovato di fronte Valentino Saba con un bastone, l’ho disarmato e mi sono difeso». Collaborativo ma non del tutto convincente. Così è apparso agli inquirenti Gavino Addis, 52 anni, l’allevatore di Martis che da ieri mattina è rinchiuso in una cella del carcere di Bancali, accusato di aver ucciso a bastonate il compaesano e “rivale” di sempre Valentino Saba, di 64 anni. I soccorritori e i carabinieri – chiamati dallo stesso Addis – hanno trovato la vittima in un lago di sangue, con il cranio fracassato, in cima a una collina che si trova di fronte all’ovile di Addis, in un terreno sempre di sua proprietà.

Un racconto che non convince. Per i carabinieri della compagnia di Sassari e del nucleo investigativo, coordinati nelle indagini dal sostituto procuratore Corinna Carrara, sono ancora tanti i dettagli da chiarire sulla dinamica del delitto avvenuto mercoledì notte nelle campagne di “Fransiscu Crappinu”, all’ingresso di Martis. La ricostruzione fornita da Addis non ha convinto del tutto gli investigatori che, memori anche dei tanti precedenti dissapori tra i due, hanno necessità di valutare con attenzione diversi aspetti.

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I punti interrogativi. Uno fra tutti: dov’è finita l’arma che ha ucciso Saba? Immediatamente dopo il delitto, era stato trovato un bastone ma in seguito ad alcuni accertamenti non è stato ritenuto compatibile. E l’interrogativo successivo è: ma se Addis si è difeso – così come lui sostiene – perché l’arma non si trova?

Secondo “dilemma”: l’assassino dice di aver pensato che Saba volesse derubarlo. Ma se così fosse, perché la vittima sarebbe andata a piedi in un ovile in aperta campagna? Dove avrebbe messo l’eventuale “bottino”? Sembra infatti che la sua macchina fosse a casa, quindi è improbabile che la sua intenzione fosse quella di rubare nell’azienda del suo storico nemico. Valentino Saba mercoledì sera, poche ore prima dell’omicidio, era in un bar del paese, qualcuno dice di averlo visto andare via a piedi, diretto forse a casa. Quel che è successo dopo resta un mistero.

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I commenti in paese. I dubbi degli inquirenti sono gli stessi della gente di Martis. Ieri mattina, comprensibilmente, in paese non si parlava d’altro. Anche perché tutti erano a conoscenza dei contrasti tra i due allevatori. Nessuno commentava apertamente ma l’impressione è che questa morte non abbia “stupito” più di tanto gli abitanti di Martis.

L’origine dei contrasti. Le tensioni tra la vittima e il suo assassino erano cominciate nel 1988. Valentino Saba era stato aggredito da tre persone, a bastonate. La responsabilità di questo pestaggio – come ricorda l’avvocato Giuseppe Onorato che da sempre assiste la famiglia Saba – era stata attribuita proprio a Gavino Addis. Ci fu un processo penale a seguito del quale quest’ultimo fu condannato anche a un risarcimento di 70 milioni delle vecchie lire. Ma sembra che la vittima non vide mai quei soldi. E lì erano cominciati i dissapori: contenziosi, denunce reciproche, minacce. Fino all’ultimo episodio, accaduto la scorsa primavera: Saba fu aggredito mentre rientrava a casa, a piedi. Da un’auto scese una persona, lui la riconobbe: «Era Gavino Addis», disse. Fu colpito con violenza alla testa e al pronto soccorso gli dovettero applicare diversi punti di sutura. Andò dai carabinieri e presentò una denuncia.

Ieri l’epilogo di una lunga storia che, questo è sicuro, aveva esasperato gli animi. Dell’uno e dell’altro.

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