La Nuova Sardegna

«Marceremo su Cagliari»

di Gianna Zazzara

Enti locali, i sindaci compatti chiedono il ritiro della legge Erriu-Pigliaru

28 novembre 2015
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NUORO. Per una volta sono tutti d’accordo. Se un merito ce l’ha, la riforma degli enti locali che approderà in consiglio regionale il 9 dicembre, è quello di aver unito tutti i sindaci della Sardegna (anche quello di Cagliari Massimo Zedda condivide le ragioni della protesta) contro la Regione. Se ne è avuta la prova ieri al teatro Eliseo, a Nuoro. Per protestare contro il disegno di legge di riordino degli enti locali targato Pigliaru-Erriu si sono riuniti più di duecento sindaci del Nuorese, del Sassarese, dell’Ogliastra e della Gallura. A guidare la rivolta i sindaci di Nuoro (Andrea Soddu), di Sassari (Nicola Sanna), di Olbia (Gianni Giovannelli)e di Castelsardo (Franco Cuccureddu). Che hanno chiesto ai due convitati di pietra – il presidente Francesco Pigliaru e l’assessore agli Enti locali Cristiano Erriu– di sospendere immediatamente l’iter di approvazione della legge. «Altrimenti marceremo su Cagliari – è stata la minaccia – Il 9 dicembre, quando la riforma arriverà in aula, convocheremo sotto il palazzo della Regione i consigli comunali di tanti comuni sardi». E c’è da crederci, visti i toni risuonati ieri in platea.

Per Andrea Soddu «dobbiamo smetterla di inginocchiarci a Cagliari e dire no a una legge che disegna una Sardegna a due velocità: una di serie A, quella della città metropolitana di Cagliari, e l’altra di serie B, cioè tutto il resto. Oggi noi sindaci abbiamo sottoscritto un documento per chiedere al Consiglio regionale di sospendere immediatamente l’esame del provvedimento legislativo che viola tutti i principi sanciti dalla Carta europea delle autonomie locali. E poi – ha rimarcato il sindaco di Nuoro – siamo seri, la Regione pensa di risparmiare risorse in questo modo condannando all’emarginazione tutti i comuni sardi, tranne Cagliari? Forse sarebbe meglio iniziare a tagliare qualche usciere della Regione che prende uno stipendio che è il triplo dell’indennità che percepisce il sindaco di Oliena».

Anche per Nicola Sanna la riforma degli enti locali è da bocciare. «Anche gli altri territori devono avere le stesse funzioni e gli stessi poteri della città metropolitana di Cagliari, altrimenti si acuiscono i divari, che già ci sono, tra le varie aree della Sardegna». È andato giù duro il sindaco di Castelsardo Franco Cuccureddu: «Questa riforma è la più grande fregatura che i nostri consiglieri regionali stanno dando a 360 comuni sardi su 377, perché solo 17, e cioè quelli che faranno parte della città metropolitana di Cagliari, si salveranno. La Sardegna dovrebbe fare buon uso della sua specialità come ha fatto la Sicilia e disegnare almeno due aree metropolitane, una per il centro nord, l’altra per il centro sud della Sardegna». E non si tratta di una pura questione di campanile: «La Sicilia – ha spiegato Cuccureddu – ha istituito 3 distretti metropolitani ognuno dei quali ha già ricevuto dalla Unione Europa 90 milioni di finanziamento. Se in Sardegna ci sarà una sola città metropolitana, a Cagliari, è ovvio che le risorse si concentreranno tutte sul sud. E tutti gli altri comuni resteranno a guardare». Ne ha già avuto la prova il sindaco di Olbia Gianni Giovannelli. «Per ottenere i 15 milioni di finanziamento del progetto Italia sicura per la tutela del territorio e destinati alle città metropolitane abbiamo dovuto lottare e aspettare. Non è giusto. I cittadini devono avere tutti gli stessi diritti. Per questo chiediamo due aree metropolitane, una al nord che comprenda Sassari, la Gallura, l’Ogliastra e il Nuorese, l’altra al sud con Cagliari, il Sulcis, il Medio Campidano e l’Oristanese: 700mila abitanti al nord e 900mila al sud». E questa volta i sindaci sembrano non voler mollare la presa. Si riuniranno nuovamente tra tre giorni, martedì prossimo ad Abbasanta, in occasione dell’assemblea generale di tutti i comuni della Sardegna promossa dall’Anci Sardegna. Perché, come ha sottolineato amaro il suo presidente Piersandro Scanu, «l’autonomia locale non va sacrificata come fa questa riforma. Anzi, i Comuni devono essere valorizzati se si vuole uno sviluppo armonico della Sardegna: i cittadini di Modolo devono avere gli stessi diritti di quelli di Cagliari. E poi, invece di pensare a rottamare i Comuni, come stanno facendo, forse sarebbe meglio iniziare a rottamare la Regione».

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