La Nuova Sardegna

L’autopsia: «Ucciso con un solo colpo»

di Valeria Gianoglio
L’autopsia: «Ucciso con un solo colpo»

È bastata una fucilata al volto a freddare Giampietro Argiolas: il killer avrebbe sparato da un pick-up. Oggi alle 11 i funerali

23 novembre 2015
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NORAGUGUME. Le ultime tecnologie nel campo della medicina legale e uno speciale macchinario del policlinico universitario di Monserrato, ieri mattina, hanno confermato, almeno in parte, ciò che era emerso già dal primo esame del corpo straziato di Giampietro Argiolas: l’allevatore di 42 anni di Noragugume intorno alle 18 di giovedì è stato ucciso da un colpo di fucile caricato a pallettoni che lo ha raggiunto al volto e che è stato esploso da distanza ravvicinata. Questo elemento emerso grazie all’autopsia sembra dunque confermare anche un altro passaggio della dinamica dell’agguato sul quale finora tutti gli investigatori avevano convenuto: il camioncino di Argiolas, nell’imboccare la strada provinciale 33, che poi conduce a Noragugume, è stato affiancato da un mezzo della sua stessa altezza, probabilmente un pick-up, e chi stava al suo interno da lì ha esploso la fucilata mortale.

Ma non basta: altre indiscrezioni sull’autopsia eseguita ieri dal medico legale Roberto Demontis, hanno invece in parte smentito ciò che era apparso nell’immediatezza del delitto: ovvero che dopo quella fucilata ne fossero seguite altre che avevano straziato il corpo dell’allevatore. Fino all’ultima, quando il camioncino si era già ribaltato sulla carreggiata. Stando a quanto ha stabilito ieri la scienza, dunque, non c’è stato il colpo di grazia, e l’allevatore è stato ucciso da un solo colpo di fucile.

Resta il fatto che chi è entrato in azione giovedì sera, si è avvicinato così tanto al camioncino di Argiolas perché voleva essere sicuro di non lasciarlo vivo. Forse perché quest’ultimo avrebbe potuto riconoscerlo, forse perché aveva ricevuto un preciso mandato: ucciderlo ed essere sicuro di averlo fatto. Certo è che il camioncino guidato dall’allevatore di Noragugume, dopo la fucilata, per un breve tratto ha proseguito la sua marcia andando a finire poi sull’altro lato della strada. Poco dopo, quando sul luogo del delitto sarebbero arrivati i primi soccorsi e i carabinieri, la scena che si era presentata ai loro occhi non lasciava spazio ad alcun dubbio: il corpo senza vita di un uomo, una grossa chiazza di sangue sull’asfalto, un camion ribaltato. Se non fosse stato per le condizioni del corpo e per gli inequivocabili segni della rosata di pallettoni, a vederlo da una certa distanza, avrebbe anche potuto far pensare a un incidente.

E se, da un lato, l’autopsia eseguita ieri mattina a Monserrato, ha confermato almeno una parte della dinamica iniziale dell’agguato ricostruita a caldo dai carabinieri della compagnia di Ottana, dall’altro lato, sul fronte delle indagini, gli interrogatori di diversi potenziali testimoni proseguiti anche di domenica, sinora non sembrano aver impresso all’inchiesta una svolta decisa. Le tre piste iniziali restano tutte in piedi: quella che conduce all’omicidio di Bruno Nieddu e del figlio Umberto che secondo molti è da ricondurre comunque alla faida, quella che affonda le radici negli omicidi di faida più datati, e quella più recente, legata all’omicidio di Bachisio Cossu, a Silanus, compagno dell’ex moglie di Argiolas. Una triplice pista che in queste ore costringe i carabinieri e l’inchiesta aperta dal pm della Procura di Oristano, Armando Mammone, a dividersi su più fronti, e a sentire diverse persone tra Silanus, Dualchi, Noragugume e Ottana. Ieri, nel paese natale di Argiolas, per tutto il giorno sono continuati ad arrivare parenti, amici, e conoscenti per portare alla sua famiglia la loro vicinanza. Questa mattina, alle 11, nella chiesa di San Giacomo, a Noragugume, verranno celebrati i funerali dell’allevatore.

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