La Nuova Sardegna

Le indagini imboccano la pista di Silanus

di Valeria Gianoglio
Le indagini imboccano la pista di Silanus

Il delitto di Giampietro Argiolas potrebbe essere legato a quello di Bachisio Cossu. Sentite in caserma diverse persone

22 novembre 2015
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di Valeria Gianoglio

NORAGUGUME

Nessun esame del guanto di paraffina, il vecchio “stub”, eseguito finora, e dunque nessun indagato tecnico. Ma almeno una decina di compaesani, amici e familiari portati in caserma, tra Dualchi e Ottana e Silanus, per essere sentiti dai carabinieri in modo ufficiale e a volte ufficioso, e capire, attraverso il loro racconto, se e perché, Giampietro Argiolas, negli ultimi tempi temesse per la sua vita. Se, come lasciano intuire alcuni interrogatori a Silanus, dietro l’omicidio ci sia un legame stretto con la morte di Bachisio Cossu, il nuovo compagno della ex moglie di Argiolas. O se la parola faida e la sua scia di morti, per l’allevatore di Noragugume, costituissero ancora un rischio concreto. O ancora se invece sentisse di essere ormai al sicuro e di aver archiviato una fase difficile della sua esistenza.

Il passato difficile. La vita di Argiolas, trascorsa per i suoi primi 42 anni tra azienda agricola di famiglia, passione smisurata per i cavalli, e guai giudiziari dai quali era riuscito a tirarsi fuori, nell’ultimo anno e mezzo sembrava aver imboccato una direzione molto diversa. «Stava rigando dritto», ripetevano in tanti, il giorno dopo l’omicidio, nel suo paese natale. «Lo si vedeva poco in giro», ha confermato anche il sindaco di Noragugume, Federico Pirosu, amico di famiglia degli Argiolas, ancora molto scosso dalla tragedia. Dal mese di maggio dell’anno scorso, da quando era tornato in libertà in seguito all’assoluzione in appello al processo per l’attentato al sindaco di Ottana – verdetto che aveva ribaltato la condanna a 12 anni in primo grado – Giampietro Argiolas sembrava aver aperto un nuovo capitolo della sua vita spesso tormentata e al centro di inchieste giudiziarie molto delicate. Alle sue spalle, come un ricordo ancora piuttosto ingombrante, c’erano l’assoluzione definitiva al processo per la faida di Noragugume, l’assoluzione in secondo grado per la vicenda del sindaco di Ottana, ma gli restava ancora, come una spada di Damocle, l’inchiesta sull’omicidio di Bachisio Cossu, ucciso il 16 novembre dell’anno scorso a Silanus, e nuovo compagno della sua ex moglie, Valentina. Il nome di Argiolas più volte era spuntato fuori nel corso di quella inchiesta. E i primi accertamenti fatti dai carabinieri a poche ore dal delitto, erano stati proprio nei suoi confronti, anche se poi non si erano registrati altri sviluppi. In ogni caso dal mese di maggio dell’anno scorso, Giampietro Argiolas era ridiventato un uomo libero. A salvarlo era stato un elemento che il suo avvocato Luigi Esposito aveva ricordato più volte anche durante la sua arringa: la cella agganciata dal suo telefonino lo collocava in un luogo diverso da Ottana il giorno dell’attentato. E così, dopo quattro anni di custodia cautelare, metà dei quali trascorsi in carcere, Giampietro Argiolas aveva la possibilità di costruirsi una nuova vita. Aveva una nuova compagna, Maria, che con lui, tra le altre cose, condivideva anche la passione per i cavalli e per il mondo dell’equitazione.

Le indagini. Ieri mattina il ritrovamento di un’auto distrutta dalle fiamme nelle campagne di Birori, aveva fatto pensare a un possibile collegamento con l’omicidio. Poteva essere l’auto utilizzata dal killer di Argiolas? Quella che lo aveva affiancato mentre a bordo del suo camioncino, sulla provinciale 33, si accingeva a rientrare a Noragugume? Per il momento i carabinieri lo escludono.

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