La Nuova Sardegna

Scoppia la polemica sulle bombe

Pili: ora l’isola è un bersaglio. Grillo: violata la legge. Sinistra: il ministro riferisca

20 novembre 2015
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CAGLIARI. Le bombe destinate al conflitto yemenita irrompono in Parlamento. Nella notte tra mercoledì e giovedì un carico massiccio di armi, prodotte dalla fabbrica Rwm di Domusnovas, è stato trasferito dall’aeroporto di Elmas in Arabia Saudita. Con destinazione finale, anche se non ci sono conferme ufficiali, lo Yemen dilaniato dalla guerra civile. Un episodio analogo a quello di venti giorni fa, quando tonnellate di armi furono caricate su un altro cargo, che partì da Elmas a poche decine di metri dagli ultimi turisti della stagione che lasciavano l’isola. Allora il viaggio delle bombe suscitò forti polemiche, che questa volta, alla luce di quello che sta accadendo nel mondo dopo le stragi di Parigi, hanno varcato i confini della politica regionale.

«Il governo Renzi cala la maschera e avalla ufficialmente il conflitto nello Yemen che sta devastando le popolazioni civili con le bombe partite durante la notte dall'aeroporto di Cagliari – tuona Mauro Pili, leader di Unidos, il primo a lanciare l’allarme sulle bombe sarde –. Stanno trasformando la Sardegna in un bersaglio terroristico». Mercoledì Pili aveva presentato un ordine del giorno per bloccare il volo dall’isola verso l’Arabia Saudita: il governo ha espresso parere contrario, mentre era stato accolto favorevolmente da gran parte della opposizione. Che, infatti, ieri è ritornata alla carica.

Per il Movimento 5 Stelle è sceso in campo direttamente Beppe Grillo. «Il presidente del Consiglio mente vergognosamente – attacca sul suo blog –. In un’intervista ha dichiarato che l'Italia non fa affari con finanziatori del terrorismo. Eppure da Cagliari è partito un carico di bombe destinato all'Arabia Saudita. Il tutto in barba alla legge 185 del 1990 che vieta l'autorizzazione ala esportazione di armi verso paesi in guerra». Ed è proprio facendo riferimento alla stessa legge che il nuovo gruppo di Sinistra italiana, primi firmatari Erasmo Palazzotto, Giulio Marcon e Donatella Duranti, ha chiesto al ministro Pinotti di riferire in Parlamento. «La vendita è in palese violazione della legge 185 del 90 sull'export di armi che vieta espressamente la vendita di armamenti a Paesi che violano i diritti umani e siano in conflitto. La lotta al terrorismo – concludono – passa anche attraverso la limitazione dell'export degli armamenti nelle zone a rischio». (al.pi.)

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