La Nuova Sardegna

Il diritto alla bellezza può salvare il mondo

di Sandro Roggio

Il libro di Salvatore Settis sulla devastazione dei beni comuni

18 novembre 2015
4 MINUTI DI LETTURA





Salvatore Settis prosegue nell’impegno militante, al primo posto la difesa dell’articolo 9 della Costituzione. Una riflessione sul tema dei beni culturali (del paesaggio in particolare) che può svolgersi in trincea senza perdere di vista il metodo scientifico. Non è il contegno abituale degli intellettuali, spesso sfuggenti sugli argomenti scivolosi che interessano la rendita.

Tutela e trasgressione. La conferma in un libro recente sulla bellezza che potrebbe salvarci. Un interessante atterraggio di Settis nel solco di precedenti lavori: da una parte il compiacimento per i benemeriti provvedimenti legislativi conquistati nel tempo lungo (dagli editti del camerlengo, alle proposte di Benedetto Croce, fino al Codice del 2004), dall’altra il disappunto per le gravi reiterate trasgressioni alla legge che si vedono ogni giorno in Italia, specialmente nel depresso Sud. Emerge in ogni intervento di Settis il rammarico per il disinteresse della politica a custodire la vera ricchezza del Paese indicata dai Costituenti.Il rischio di toccare il fondo è nel disarmo unilaterale, la smobilitazione degli organi dello Stato delegati alla tutela dei luoghi, con il loro svuotamento programmatico.

Patrimonio da salvare. È consigliabile la lettura dei precedenti libri di Settis, le reiterate sollecitazioni, in numerosi interventi sulla stampa, ad una riappropriazione del tema dal basso, ad un impegno per salvaguardare i diritti delle generazioni future (si vedano le puntuali argomentazioni in “Paesaggio Costituzione cemento” Einaudi, 2010). Nel libro ultimo “La bellezza salverà il mondo?” edito da Ponte alle Grazie, è contenuta la lezione al corso organizzato dall’azienda agricola “Cascine Orsine”, a Zelata in Val Padana, coltivazione rigorosamente biodinamica. Introduzione di Giulia Maria Crespi, incaricata di dare conto dei numerosi punti di contatto fra lo stile dell’azienda nella produzione e le riflessioni di Settis. In questo nesso tanti interrogativi meritevoli di approfondimenti. Bella occasione per azzardare, rovesciando l’affermazione che Dostoevskij fa pronunciare al principe Myškin, che porta più vicino al vero e a conclusioni più sensate: la bellezza non salverà il mondo se noi non salviamo la bellezza.

Etica del bene comune. Una sollecitazione ad agire tutti insieme per salvare il mondo e la bellezza. Argomento già sviluppato da Settis in “Azione popolare. Cittadini per il bene comune”, pubblicato da Einaudi nel 2012.

D’altra parte si sa quanto sia necessario un ponte stabile tra l’etica pubblica e quella privata, e fra diverse concezioni del mondo, quella laica e quella religiosa in particolare: una convergenza indispensabile per rispondere collettivamente alle sfide senza precedenti del nostro tempo. La terra è in pericolo come non mai e occorre una nuova visione: «interpreto (…) queste vostre giornate a Zelata come un'iniziativa per l’autoeducazione alla riflessione su noi stessi» nota Settis. Ma la riflessione su noi stessi non può essere solo la riflessione di ciascuno di noi, ciascuno per sè – aggiunge lo studioso – ; deve essere, più opportunamente rivolta al bene comune, per reagire a quello che sta accadendo, alla devastazione della natura e della terra, al cieco accanimento con cui continuiamo a distruggerla; e noi italiani siamo in prima linea in questa cannibalizzazione dell'ambiente e dei paesaggi».

La bellezza è benessere. È sottintesa continuamente la nozione di bene comune o pubblico interesse estesa all’ambiente. Dovrebbe informare tutte le leggi; in caso contrario è l'auspicio – disobbedienza civile e azioni giudiziarie contro le devastazioni ambientali – (si vedano a questo riguardo i risultati della collaborazione con Paolo Maddalena). Dalla bellezza alla salute, al diritto alla salute nella Costituzione (art32). «Perché credo – avverte Settis – che il richiamo alla bellezza e solo alla bellezza non basti: quello che per te è bello per me potrebbe non esserlo. Ma è il legame con la salute che rende più chiaro a tutti cosa vuol dire curare l'ambiente, il paesaggio che ci circonda. Da Ippocrate a oggi è sempre la preoccupazione per la propria salute che ha indirizzato sull'ambiente lo sguardo e la cura degli uomini».

Non mancano le ragioni per contrastare il pensiero dominante della crescita infinita: «stiamo vivendo come se avessimo a disposizione una terra e mezzo» e sull’autoregolazione del mercato: «ma il mercato non può produrre equità. Falsificazioni su circostanze che accrescono le disuguaglianze».

Per le generazioni future. Nella Costituzione non c'è un esplicito riferimento, ma la Corte costituzionale, ragionando sulla convergenza fra tutela del paesaggio (art.9) e diritto alla salute (art.32) ha stabilito che anche la tutela ambientale è un«valore costituzionale primario e assoluto» in quanto espressione di un interesse diffuso dei cittadini che esige un identico livello di applicazione in tutta Italia. Da estendere senza riserve ai «lontani da noi nel tempo» è l' esortazione che Settis trova in Nietzsche. Da cui il richiamo a riconoscere la superiorità del futuro sul presente, per orientare le azioni dell’oggi a garanzia delle generazioni prossime.

La Sanità malata

Il buco nero dei medici di famiglia: in Sardegna ci sono 544 sedi vacanti

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative