La Nuova Sardegna

Il ritorno dei primi sardi: una giornata di terrore

Johnny Rosas
Johnny Rosas

I racconti del venerdì di sangue dei turisti sbarcati dal volo Parigi–Cagliari Ma l’orrore non priva la capitale del suo appeal: partiti ieri dall’isola altri 115

16 novembre 2015
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CAGLIARI. «Quando ho visto la torre Eiffel che si spegneva ho capito che doveva essere successa qualcosa di molto grave»: a parlare è Johnny Rosas, guida di un gruppo di anziani di Escalaplano in vacanza a Parigi. È appena sceso dall’aereo Ryanair con 158 passeggeri proveniente dall’aeroporto di Beauvais - altri 115 sono partiti in mattinata - lo scalo secondario della capitale francese sconvolta dal nuovo attentato terroristico. Parla col sorriso sulle labbra, ma i momenti di tensione vissuti la sera del 13 novembre non potrà dimenticarli: «Eravamo in battello, un giro sulla Senna. D’un tratto hanno cominciato ad arrivare le prime notizie, un allarme bomba, poi una sparatoria, si parlava di morti. Ma sono state le decine di sms arrivate al mio telefono ad annunciarmi quanto era avvenuto realmente. A quel punto non mi sono fatto prendere dal panico perché avevo quaranta persone con me, ho cercato di infondere tranquillità. Il primo pensiero è stato portare tutti all’interno dell’hotel, abbiamo raggiunto il pullman e via. Abbiamo avvisato le nostre famiglie, il sindaco, c’era bisogno di rassicurare tutti». Rosas non trova le parole per esprimere quello che ha provato: «Vivere queste vicende da lontano è già un grande dolore - spiega - ma essere là, dove un fatto del genere è appena accaduto è un’emozione difficile da descrivere». I passeggeri sfilano nella sala arrivi dell’aerostazione di Elmas che al tramonto sarà illuminata col tricolore francese. Alcuni manifestano un chiaro imbarazzo davanti a telecamere e taccuini, non sono loro le vittime ma sono portatori di un’esperienza terribile: «Abbiamo sentito il bisogno di uscire - continua Johnny - perché eravamo tartassati dai messaggi televisivi e poche ore dopo ho ricevuto l’sms della nostra guida francese, mi ha scritto che aveva perduto due amici carissimi nell’attentato». Altre testimonianze: «Nei giorni scorsi siamo passati a piedi nel luogo dove è avvenuto l’attentato - racconta Mariolina Prasciolu - non abbiamo visto nulla ma certo è stata un’emozione». Un giovane che era a Parigi con la fidanzata: «La città era militarizzata - riferisce Fabrizio Saba - ma non è bastato a far svanire la paura dopo quello che è successo». Davide Paba è un cagliaritano che vive da tempo a Parigi: «Quella di Obercampf è una zona della città dove passano tutti, anch’io ci sono passato in questi giorni e ci passo spesso, chiunque poteva essere coinvolto. È un quartiere ben collegato, molti dei miei amici abitano là e ho dovuto ospitarne uno a casa perché non se la sentiva di rientrare la notte, dopo quello che avevamo sentito». Una coppia di giovani: «Abbiamo avuto la fortuna che lei si è sentita male, aveva mal di schiena, così siamo rimasti in albergo e abbiamo saputo tutto dai nostri familiari che ci hanno chiamato al telefono - racconta Marco Mulas - eravamo a venti minuti dal Bataclan, ma non abbiamo sentito nulla. Il giorno dopo siamo rimasti in hotel, la città era deserta. Solo ieri sera abbiamo fatto un giro in taxi, la città era tristissima». Alessandra Picci però non rinuncerà comunque a un nuovo viaggio nella capitale francese: «È una città bellissima, ci torneremo di certo». Fabrizio Casula ha percepito solo le conseguenze dell’attacco, i divieti e le misure di sicurezza: «Non eravamo molto lontani, ma non siamo stati coinvolti se non il giorno dopo, quando nella città si respirava un’atmosfera diversa». Gianna Caval definisce incredibile quanto accaduto a Parigi: «Io sono passata in quella zona non più di quarantacinque minuti prima, la paura è stata tanta e anche la tensione». Serenella Crivelli era al parco Disneyland: «Non abbiamo vissuto questi fatti direttamente ma posso dire che abbiamo avuto paura». (m.l)

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