La Nuova Sardegna

Il viaggio sardo di Soldati alla ricerca dell’isola da bere

di GIACOMO MAMELI
Il viaggio sardo di Soldati alla ricerca dell’isola da bere

Il tour del romanziere in Ogliastra e in Barbagia per scrivere il libro “Vino al vino” E’ uno dei pezzi contenuti nel nuovo numero della rivista Miele Amaro

14 novembre 2015
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di GIACOMO MAMELI

Quando, negli ultimi giorni di settembre del 1975, mi fu assegnato l’incarico di seguire Mario Soldati in un giro per la Sardegna (non dovevo scrivere nulla, solo fargli da guida turistica, portarlo dove lui mi avrebbe chiesto di andare) risposi ovviamente di sì. Soldati girava l’Italia per scrivere il libro “Vino al vino”, un viaggio alla ricerca dei vini genuini, alcuni famosi, altri noti, altri ancora "scoperti" da Soldati stesso. Il mio appuntamento con lui era alle 8 all'albergo Italia a Cagliari. Alle 8 ero puntualissimo in via Sardegna. Soldati, sigaro in bocca, con un vocione da baritono dice: «Tu sei Mameli, vero? Prima di metterci in viaggio per l’Ogliastra, mi porti da un barbiere che faccia bene la barba?». In via Crispi c’erano i fratelli sassaresi Piu, salone immenso, affianco al caffè Svizzero. Giovanni Piu riconosce Soldati e non sta nella pelle. «Io ho visto tutti i suoi film, ma il più bello è “Piccolo mondo antico”. Quant’è divina Alida Valli». Soldati: «Concordo, concordo, che donna». Giovanni Piu: «Beato lei. Barba e capelli?». Soldati: «Solo la barba, schiuma Proraso mi raccomando. Quanto le devo?» Piu: «Me lo permetta, è un omaggio, sono felice di averla servita. Per me è un onore. Paga alla prossima». Soldati: «E io le regalerò anche un mio libro».

L'auto una 1100 nera. Prima destinazione l’Ogliastra. Propongo la cantina sociale di Jerzu e quella privata del commendator Mario Mereu, dopo il ponte di San Paolo. La vallata di Campu Omu è un caleidoscopio bianco-rosso-rosa con gli oleandri in fiore, sosta alla cantoniera di Monte Acuto. Soldati: «La trachite è una roccia olocristallina, ossia composta di minerali tutti allo stato scristallino. La Sardegna continua a incantarci. Incantano i nomi stessi: Muravera, Quirra, Tertenia, Perdasdefogu, fiera tra nuraghi e vestigia di abitazioni preistoriche. Ma il vino ci chiama a Jerzu».

Da Genn’e Cresia vede la cantina. Una cattedrale tonda e bianca che si staglia fra tacchi di calcare e boschi di querce e olivastri. «Oddio, ma è come la cantina di Medana, in Slovenia, mi rattristano quei colossali grovigli di tubi, massicci imbrogli di ingranaggi. Siamo in Sardegna o in California?». Martino Pisano, ragioniere capo del Comune risolve il caso. Destinazione la cantina privatissima di Giovanni Muceli, rione Cuccureddu. Muceli è sulla porta di casa con la moglie e le tre figlie. Rileggiamo “Vino al vino”: «Muceli ha vendemmiato pochi giorni fa, il mosto ancora fermenta nei tini. Sono identici a quelli di suo padre, di suo nonno, suo bisnonno e per lui quasi istintivi. Non hanno bisogno di luce anche perché la luce nuoce sempre al vino. E non hanno bisogno di ordine, anche perché l'ordine non si confà mai alla natura. Insomma, nella cantina Muceli spira una freschezza omerica». Guarda e fotografa ogni dettaglio: «I sacchi olandesi di iuta, che pendono dal soffitto, sono a loro volta antichissimi filtri, attraverso cui si travasa il vino due mesi dopo la vendemmia, ottenendo così il rosato, secondo un procedimento in uso fino al secolo scorso. Le botti sono tutte centenarie».

Tra Soldati e Muceli è feeling totale. Soldati ha l’aspetto del nobile piemontese. Muceli la dolcezza che regala all’uomo la civiltà contadina. Pisano, figlio e fratello di vignaioli di Pelau, gongola. Soldati assaggia «parecchi bicchierotti» e scriverà: «Annoto un nero del 1974 a 15 gradi e un rosato del 1970 a 17, con retrogusto di ginepro, forse comunicato dalla botte. Simile all’Oliena ma anche diverso. Per una maggiore vivezza, un’armonia sorprendente che concilia il corpo con la scorrevolezza e il vigore col profumo». Soldati è felice: «Altro che Feraxi, altro che cantine stile California e Slovenia». Il pranzo è pronto, hanno apparecchiato le sorelle Muceli, tovaglie bianche con pizzo. Apriamo le virgolette affidate agli Oscar Mondadori: «Presuttu, prosciutto di montagna fatto da loro. E pecorino di Porcu 'e ludu, località verso Perdasdefogu: profumato col timo. Il pecorino sardo in Sardegna è sempre squisito. Ma questo li batte tutti. E pane di Jerzu». Ricorda Gabriele D'Annunzio con Edoardo Scarfoglio e Cesare Pascarella a Oliena. E chiude: «Perfetti con cibi altrettanto violenti, questo presuttu, questo pecorino».

C'è da visitare la cantina Mereu a San Paolo. Ma Soldati mi chiede: «Possiamo vedere prima quello che hai chiamato il Partenone dell'Ogliastra?». Detto fatto. Da Jerzu a Sant’Antonio, lo splendore delle pareti dei tacchi di Ulassai verso le cascate di Santa Barbara, e poi il torrione di Monte Corongiu. Arrivandoci da Jerzu, prima vi appare come un grande bastimento sospeso sotto il cielo. Giungendo da Perdasdefogu sembra proprio il Partenone di Atene, i colonnati sono di calcare. «Tornerò. Montagna sacra. Andiamo dal Mereu. Questa è la trasferta del Cannonau». Sentiamo ancora l'inviato Soldati sardo-piemontese (era nato a Torino il 17 novembre 1906): «Se Muceli è un artigiano puro che non si piega al consumismo né vinificando né commerciando, il Commendator Mereu è un artigiano altrettanto puro che organizza con alcuni macchinari moderni la vinificazione». La notte a Lanusei, hotel Selene.

Tappa in Barbagia. Oliena. Chiacchiera con Pascàle Puligheddu, master di arrostitore sul campo, fra spiedi e brace. Cordiale incontro con Peppeddu Palimodde, il vero creatore del turismo delle zone interne. Un baciamano da corte inglese alla principessa del Corràsi, signora Pasqua Salis, moglie di Peppeddu. «Questa è la cifra dell'ospitalità. La Sardegna dovrebbe avere cento, mille, diecimila Gologone».

Bosa, Gavoi, il pozzo nuragico di santa Cristina di Paulilatino. «Sì, sì, mi ricorda la frazione di Orta san Giulio, quella del lago. A me piace vivere a Tellaro, un bel paese». Scriverà di «meraviglie senza fine della Sardegna. Parto con il rimorso di non aver visitato tanti altri luoghi. Quando tornerò – mi dice – mi farai compagnia?». Risposta facile.

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