La Nuova Sardegna

Energia, l’isola compatta nella battaglia

Energia, l’isola compatta nella battaglia

La revoca del regime di essenzialità: sindacati e Confindustria si appellano al Governo, il tema arriva in Consiglio

11 novembre 2015
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SASSARI. Un black out che fa paura. Perché annulla i contributi, fondamentali per sostenere gli alti costi, e porta tagli: quelli dei dipendenti, delle centrali e delle imprese direttamente e indirettamente collegate. La decisione dell’Autorità per l’Energia di non prorogare a tre centrali sarde su quattro il regime di essenzialità smuove la politica. Che fa fronte unico contro una decisione giudicata assurda e ingiusta soprattutto per la Sardegna che paga il prezzo alto dell’insularità. L’ultima parola non è stata ancora scritta, per ribaltare la decisione c’è tempo sino al 27 novembre, quando sarà aggiornato – e diventerà definitivo – l’elenco delle centrali che godono delle agevolazioni. Al momento, da quell’elenco sono sparite quelle di Porto Torres, Ottana e Portovesme. Resta soltanto Assemini-Macchiareddu, per altro in dismissione.

La mobilitazione. Sindacati e Confindustria chiedono l'intervento del Governo. I consiglieri regionali del centrosinistra depositano la richiesta di convocazione urgente del Consiglio mentre il centrodestra attacca la Giunta Pigliaru.

L’assessore. Nessun margine di trattativa: tutte le quattro centrali isolane devono continuare a produrre. L’assessore all’Industria Maria Grazia Piras solleva i toni e annuncia «toni più duri» nel confronto con Governo e Autorità per l’energia. «Il regime di essenzialità è fondamentale per almeno quattro motivi: garantire il mantenimento dell’attuale sistema energetico, tutelare oltre duemila posti di lavoro, difendere l’apparato produttivo regionale e consentire una transizione non traumatica tra il vecchio modello energetico e quello nuovo che stiamo costruendo nel Piano energetico regionale».

Appelli e accuse. Cgil, Cisl e Uil confederali e di categoria che puntano i piedi e annunciano azioni di protesta contro una scelta che «insieme ai ritardi della proroga del provvedimento di super-interrompibilità, mette in serissima difficoltà pezzi importantissimi del nostro sistema produttivo». Confindustria e sindacati del centro Sardegna hanno scritto al presidente Pigliaru per richiedere un incontro urgente e parlano di «una vera e propria beffa per la Sardegna, l'unica regione in Europa senza il metano». I Rossomori hanno presentato un'interrogazione spiegando che la scelta di Terna e dell'Authority «determina un probabile immediato azzeramento dei livelli occupazionali e un potenziale abbassamento dei livelli di sicurezza elettrica». All’attacco della giunta Pigliaru il capogruppo di Forza Italia Ugo Cappellacci: «Il presidente della Regione è imbelle e borseggiato. Purtroppo con lui sono stati scippati anche i sardi». Duro anche Marco Tedde, vicecapogruppo azzurro: «Spiace che neppure il boato dello scippo del regime di essenzialità sia servito a destare Pigliaru e i suoi dal sonno profondo in cui versano da un anno e mezzo».

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