La Nuova Sardegna

il futuro di fiume santo

Costi troppo alti, addio al quinto gruppo?

Eph, nuovo padrone della centrale, potrebbe disattendere l’accordo con la Regione

11 novembre 2015
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SASSARI. La decisione di Terna di assegnare solo alla centrale di Assemini un ruolo di essenzialità per la tenuta della rete, proietta molte ombre e poche luci sul futuro della termocentrale di Fiume Santo, da poco acquistata dalla ceca Eph. «Certamente la centrale non chiude i battenti – commenta il segretario territoriale della Filctem-Cgil Massimiliano Muretti – ma la decisione di Terna scombussolerà il mercato. La Sardegna sarà costretta ad acquistare energia dalle centrali d’oltremare e in più dovrà pagare il costo delle energie rinnovabili».

È vero che l’elenco delle centrali indispensabili deve essere aggiornato il 27 novembre, ma per adesso è certo che solo le centrali siciliani troveranno posto nella nuova lista. «Una cosa che non capisco – commenta Franco Peana, responsabile del settore Elettrici della Uiltec-Uil –. So però che con questa scelta di Terna, le società non avranno alcun interesse a investire sia per riammodernare gli impianti, sia per garantire la sicurezza dei lavoratori. Insomma, quello che si prospetta non è un futuro roseo per il settore delle produzioni elettriche».

A questo punto sembra difficile riuscire a convincere Eph a portare avanti l’accordo di programma sottoscritto a suo tempo fra la Regione Sardegna ed Endesa, poi ratificato da E.On e governo nazionale. Il quinto gruppo potrebbe restare solo un progetto su carta.

Senza dimenticare, poi, le difficoltà oggettive per il trasporto dell’energia elettrica. «C’è il rischio di continui disagi – sottolinea Muretti – poichè i cavi non garantiscono qualità e quantità dell’energia elettrica trasportata dai cavidotti. È vero che Enel, da poco, ha effettuato alcuni interventi sul “vecchio” cavo Sacoi, ma questo non è sufficiente a garantire la tenuta della rete».

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