La Nuova Sardegna

Cagliari

Bombe e spari a Teulada: «La salute non è a rischio»

Mauro Lissia
Bombe e spari a Teulada: «La salute non è a rischio»

Presto sul tavolo del pm le relazioni dell’epidemiologo Annibale Biggeri, dell'Ispra e dell'Arpas: «Malattie a Teulada nella media sarda, identica la situazione nell’area Saras»

11 novembre 2015
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CAGLIARI. Non c’è rischio per la salute, l’attività militare non ha spostato di una virgola i dati sull’incidenza di tumori e di altre malattie gravi nell’area attorno al poligono Nato di Teulada, dove si è appena conclusa l’esercitazione a fuoco Trident Juncture. Più chiaramente: il numero di persone colpite da neoplasie nell’area vicina alla base risulta in lieve crescita ma coincide con la media della Sardegna. A Teulada ci si ammala come a Nuoro, Olbia o Sassari. Questo l’esito finale della relazione scientifica chiesta dalla Procura di Cagliari.

Smentita nella relazione anche la notizia circolata un anno fa sulla forte concentrazione di torio. Non c’è un solo dato che indichi uno scostamento dalla media, un picco significativo, un sospetto che esista un nesso tra le esplosioni di proiettili di artiglieria e di altri ordigni con i casi di tumore e di altre malattie gravi riscontrati nella zona considerata a rischio.

Come Quirra. In altre parole: non c’è nulla, esattamente come nell’area di Quirra dove l’indagine del procuratore Fiordalisi è in buona parte naufragata davanti ai dati scientifici. A confutare i timori legati alle guerre simulate è appunto la relazione scientifica firmata dall’epidemiologo Annibale Biggeri, professore di Epidemiologia e Statistica per la ricerca sperimentale alla facoltà di Medicina dell’Ateneo di Firenze, un’autorità nella materia, che ha lavorato per quasi due anni su incarico della Procura della Repubblica. Partita dalla proiezione del docufilm “Oil” firmato da Massimiliano Mazzotta, l’inchiesta giudiziaria condotta dal pm Emanuele Secci ha dapprima puntato l’attenzione sull’area di Sarroch e sui presunti rischi legati all’attività della Saras denunciati nel lavoro cinematografico. Successivamente si è allargata all’intera costa di Pula, Domusdemaria e Teulada.

Fare chiarezza. L’idea del procuratore capo Mauro Mura era di dare una risposta chiara, con consulenze e strumenti adeguati, agli interrogativi che da decenni inquinano i rapporti tra le popolazioni locali e il mondo militare, almeno quelli esterni alle visioni politiche. Secci ha affidato l’indagine - la prima indipendente e la prima fondata sull’ipotesi penale di disastro ambientale - a Biggeri per quanto riguarda lo studio epidemiologico, all’Ispra e all’Arpas per gli aspetti ambientali, al medico legale Ernesto D’Aloia per ulteriori esami sulla situazione sanitaria e ad altri specialisti per approfondimenti di dettaglio. A giorni il pm avrà in mano le relazioni finali, che immediatamente dopo saranno rese pubbliche.

Certezze scientifiche. Ma quanto filtra oggi è già estremamente significativo perché contiene una serie di certezze fondate su esami scientifici. La prima - si sostiene nella relazione - è che la salute degli abitanti non ha mai corso e non corre alcun pericolo. La seconda è che da due anni, da quando l’inchiesta è cominciata, le autorità militari hanno collaborato con gli inquirenti e hanno applicato a puntino un “manuale” di comportamento rivolto a rispettare oltre le norme di sicurezza anche quelle ambientali. In pillole: applicando il nuovo protocollo in linea con la legge 152 - «chi inquina paga» - i responsabili del poligono di Teulada si sono messi in regola, forse tardivamente ma l’hanno fatto. Lo stesso vale per le autorità militari degli altri paesi impegnati nelle esercitazioni. I dati scientifici consentono comunque di escludere che negli anni passati l’attività militare abbia minacciato la salute dei cittadini. I casi denunciati e rilanciati da alcuni mezzi d’informazione non sono che casi singoli, spiega l’esperto, di nessuna incidenza sul quadro epidemiologico generale. In altre parole: nulla autorizza a pensare che i morti di tumore a Teulada siano vittime indirette della base Nato.

Discarica abusiva. Al contrario resta aperta la questione ambientale: i fondali della costa teuladina e il territorio interdetto ai civili sono ancor’oggi in parte disseminati di rottami, resti di munizioni, materiale bellico accumulato nel corso degli anni. Per questo la Procura potrebbe metter fine all’inchiesta con una contestazione ben lontana dall’ipotesi di partenza: discarica abusiva. Nulla in confronto a quanto si temeva e veniva denunciato con grande convinzione.

Saras pulita. Identica la situazione riscontrata da Biggeri nell’area di Sarroch, in mare come in terra: zero danni per le persone e per l’ambiente dall’attività petrolchimica.

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