La Nuova Sardegna

Ma Sassari pretende pari dignità

di Vincenzo Garofalo

Un incontro mette a nudo le ragioni della scelta tutta politica della Regione

04 novembre 2015
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SASSARI. Un pizzico di mea culpa per avere sonnecchiato troppo a lungo, qualche dubbio sulla reale convenienza di ottenere lo status di città metropolitana, e un’unica certezza: il dito puntato contro Cagliari e mamma Regione, ora come non mai matrigne e indifferenti nei confronti del nord Sardegna e delle sue legittime aspirazioni. Il tutto condito con l’incognita peggiore che incombe sulla riforma degli enti locali targata Erriu: l’incostituzionalità. Economisti, esperti di diritto, urbanisti, politici e un vasto fronte della classe dirigente del Sassarese si sono riuniti ieri sera a Sassari rispondendo alla chiamata alle armi del comitato spontaneo Sassari Città Metropolitana, comitato nato con lo scopo di far prendere coscienza alla città e al territorio che pretendere dalla Regione l’istituzione di una città metropolitana del nord Sardegna non è peccato. E neanche campanilismo. È un diritto. Centinaia di persone hanno affollato la sala per animare un dibattito coordinato dalla giornalista Daniela Scano, caposervizio della cronaca di Sassari de La Nuova Sardegna. Tutti ad ascoltare le accurate relazioni dell’architetto Sandro Roggio, del costituzionalista Omar Chessa (ex prorettore dell’Università di Sassari), dell’economista Marco Vannini, anche lui docente dell’Ateneo sassarese, e del sindaco di Sassari, Nicola Sanna. Il primo j’accuse è di Daniela Scano, senza sconti per nessuno: «Il nord Sardegna e le sue istituzioni hanno dormicchiato per troppo tempo, e si è arrivati a parlare di questa riforma solo in zona Cesarini». Le stoccate contro la riforma Erriu destinata a incensare solo Cagliari quale unica e indiscutibile città metropolitana della Sardegna continuano con l’intervento di Sandro Roggio: «Il primato assoluto di Cagliari è una chiara forzatura», esordisce l’architetto. «La politica non può non tenere conto della geografia, e in Sardegna il riconoscimento di un cosiddetto Capo di Sopra e di un Capo di Sotto esiste già dal Settecento. E se adesso la Regione istituirà un’unica città metropolitana, in pochi anni Sassari e il nord Sardegna perderanno energie e abitanti. E nessuna compensazione promessa consentirà a metà dell’Isola di conservare servizi e potenzialità». Il docente di economia Marco Vannini canta fuori dal coro: «Non c’è dubbio che la Regione ha sempre avuto un atteggiamento di sufficienza verso il nord Sardegna, ma siamo sicuri che ostinarsi a chiedere l’istituzione di Sassari città metropolitana sia la cosa migliore per il territorio? Le risorse specifiche sono distribuite nei vari Comuni e la città metropolitana va costruita. Siamo sicuri di essere pronti e di essere in grado di fare questo o forse non sarebbe meglio ottenere il massimo da ciò che ora questa riforma può offrire, puntando su risorse e atti tangibili?». Atti tangibili che per il costituzionalista Omar Chessa sono una chimera. Almeno con il disegno di legge Erriu, che il docente dell’Ateneo sassarese boccia su tutti i fronti, elencando in sei punti gli elementi di presunta incostituzionalità della riforma, o perlomeno di non aderenza alla legge nazionale Delrio: a partire dalle Province, che nella riforma Erriu esistono ma che non si sa bene come dovranno essere considerate. La corte costituzionale si deve esprimere a febbraio 2016 sul referendum che ha portato all’abolizione delle otto province sarde per riportare la Sardegna al passato. «Erriu crea una Provincia del sud Sardegna senza cancellare la Provincia di Cagliari, contemplata nello Statuto regionale», spiega Chessa. E infine c’è l’affondo finale di Nicola Sanna: «Cagliari ha sempre negato le opportunità di sviluppo al resto dell’Isola. Tanto che potremmo dire che “Cristo si è fermato a Sanluri”», attacca il sindaco di Sassari. «Servono leggi e ordinamenti che garantiscano sviluppo diffuso a tutta la Sardegna, e per riuscire in questo dobbiamo ragionare insieme con Olbia e la Gallura. Se Cagliari sarà l’unica città metropolitana sarda, il resto dell’Isola rimarrà irrimediabilmente emarginato».

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