La Nuova Sardegna

Carlo Felice, l'ingegner Carbonazzi e la Sardegna: «Una terra inspiegabilmente povera»

22 ottobre 2015
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Giovanni Antonio Carbonazzi, il «padre» della Carlo Felice, è nato nel 1792 a Felizzano in provincia di Alessandria. Ha studiato nel liceo imperiale di Casale prima di frequentare, registrato come Jean-Antoine, le scuole politecniche di Parigi.

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Da funzionario del Genio è stato incaricato di dirigere la spedizione in Sardegna (dove ha conosciuto e sposato Cristina Cappai, figlia del medico dei sovrani rifugiati in Sardegna e zia del poeta Goffredo Mameli).

Conclusa con successo l'attività nell'isola, con la quale ha mantenuto a lungo i contatti, ha continuato ad occuparsi di lavori pubblici in Piemonte e in Liguria.

Ha ricoperto incarichi di rilievo nelle istituzioni (vice presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ) e progettato opere prestigiose (canali navigabili, il primo impianto di acqua potabile di Torino, la linea ferroviaria Torino-Genova).

Deputato nel parlamento subalpino nel 1849 (confermato nella successiva legislatura), ha dato continuo sostegno alle famiglie della sua terra più direttamente coinvolte nel movimento risorgimentale. Nel 1867 anni si è ritirato nel suo paese per occuparsi di agricoltura, fino alla scomparsa nel giugno del 1873.

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I documenti sulla sua attività – negli Archivi di Stato di Alessandria, Torino, Cagliari – spiegano l'importanza della sua opera. Ma di Carbonazzi si sa poco in Sardegna, a cui ha prestato attenzione ben oltre i compiti d'ufficio.

Un suo libro pubblicato nel 1849 – “Cenni sulle condizioni attuali della Sardegna e sui vari miglioramenti possibili specialmente nelle vie di comunicazione” – è un'argomentata difesa di una terra inspiegabilmente povera, con indicazioni per promuoverne lo sviluppo.

Meriterebbe di essere conosciuto quanto altri più celebri diari di viaggio nell'isola. (sr)

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