La Nuova Sardegna

Marganai, il pm sentirà il soprintendente

Marganai, il pm sentirà il soprintendente

Dopo lo stop al taglio degli alberi nella foresta, è stata aperta l’inchiesta contro ignoti

16 ottobre 2015
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CAGLIARI. Il soprintendente ai beni paesaggistici Fausto Martino sarà sentito nei prossimi giorni come persona informata sui fatti dal pm Maria Grazia Genoese, che conduce l’inchiesta giudiziaria contro ignoti sul contestatissimo taglio della foresta di leccio, macchia mediterranea e altre piante del Marganai deciso dal comune di Domusnovas e dall’Ente foreste per produrre legna da ardere e pellet. La Procura disporrà molto presto l’acquisizione di tutti gli atti amministrativi che riguardano l’operazione Marganai, ma il punto di partenza di un’indagine che s’annuncia rapida è il provvedimento di sospensione del taglio firmato da Martino, intervenuto con decisione dopo che le notizie sull’arrivo delle seghe elettriche nella meravigliosa foresta sono circolate anche al di fuori dalla Sardegna. Lo stop imposto da Martino è fondato - come il dirigente ministeriale ha spiegato - su una lunga serie di vincoli e di mancati adempimenti, che a suo giudizio integrerebbero profili penali e che per questa ragione hanno indotto il dirigente ministeriale a informare la magistratura ordinaria mettendo a disposizione del procuratore capo Mauro Mura gli atti del suo ufficio. È certo che la prima fase del taglio, fortemente contestata dalle associazioni ambientaliste ma sostenuta dal Comune e dall’ente regionale, è avvenuta senza che l’ufficio di Martino fosse informato: nessuna comunicazione formale e neppure informale, malgrado - così ha sostenuto il dirigente in alcune dichiarazioni pubbliche e in un’intervista alla Nuova Sardegna - il vincolo principale che insiste sul Marganai sia fondato proprio sull’esistenza della foresta e dunque interessi direttamente la Soprintendenza. In altre parole: se in quell’area non ci fosse il bosco non ci sarebbe neppure il vincolo paesaggistico. Ecco perchè secondo il soprintendente Martino l’intervento di taglio avrebbe violato chiaramente le prescrizioni contenute nel codice del paesaggio. L’uso delle seghe elettriche sarebbe destinato a provocare una modifica sostanziale del luogo naturale, vietata espressamente dal Codice Urbani quando si tratta di area tutelata. Non solo: secondo Martino il Comune e l’Ente foreste avrebbero comunque dovuto sottoporre il progetto di taglio degli alberi alla Vas - la valutazione ambientale strategica - che consiste nell’esame tecnico delle modifiche imposte al paesaggio con un intervento umano, ma nulla è stato fatto. In questo caso l’illegittimità sarebbe soltanto di carattere amministrativo, comunque sufficiente a determinare l’annullamento delle autorizzazioni al taglio e di conseguenza a salvare la foresta. Il provvedimento di sospensione dei lavori, che non ha un termine ma può essere revocato da Tar se gli enti interessati ricorreranno, non ha bloccato solo gli operai impegnati nella foresta del Marganai: altri comuni si preparavano a seguire l’esempio del sindaco Angioletto Deidda e tagliare alberi anche altrove. Con l’intervento della Soprintendenza e della Procura è molto difficile che qualcuno pensi di andare avanti. Ma è chiaro che solo l’inchiesta giudiziaria potrà chiarire se siano stati commessi reati e se qualcuno possa essere chiamato a risponderne. (m.l)

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