La Nuova Sardegna

Enti locali, domani inizia la volata

Al via i lavori della commissione Autonomia. C’è spazio per la provincia Tirrenica

12 ottobre 2015
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CAGLIARI. La corsa contro il tempo comincia domani, nell’aula della commissione Autonomia del Consiglio regionale. È deciso: entro novembre la legge di riforma degli Enti locali dovrà entrare in aula. Non ci sono deroghe possibili, altrimenti la Regione, colpevole del ritardo, rischia di doversi accollare i costi delle ex Province (50 milioni l’anno) e vedersi negare dallo Stato i 45 milioni per la Città metropolitana di Cagliari. «Faremo gli straordinari ma riusciremo a rispettare tempi», è la certezza di Francesco Agus (Sel) presidente della commissione.

L’ultima bozza. Il punto di partenza sarà la terza edizione del disegno di legge presentato dall’assessore Cristiano Erriu. La prima versione ormai è dimenticata, quella successiva è stata passata al setaccio un’infinità di volte e ora gli articoli sul tavolo dovrebbero essere quelli definitivi. O almeno su questa terza bozza maggioranza e opposizione presenteranno gli emendamenti.

Tirrenica. Qualche novità rispetto alle prime due bozze c’è e sono significative. Ad esempio potrebbe esserci spazio per la provincia Tirrenica (Gallura, Nuorese e Ogliastra) che tanto piace ai sindaci del Nord Est e ha sostenitori importanti nella maggioranza di centrosinistra. Se così fosse, le Province di transizione sarebbero tre Oristano, Sassari e Tirrenica, più il ritorno di quella del Sud più per necessità che per convinzione.

Metropoli ristretta. Un’altra novità della terza edizione è il ritorno alla Città metropolitana di Cagliari ristretta, con all’inizio dentro solo nove Comuni (oltre Cagliari, Selargius, Quartu, Quartucciu, Assemini, Elmas, Capoterra e Sestu) e con gli altri municipi dell’Area Vasta in lista d’attesa. Saranno loro a scegliere con chi stare e avranno venti giorni di tempo dopo l’entrata in vigore della legge. Quelli che non entreranno nella “metropolitana” faranno parte della ritrovata provincia del Sud. Che è stata ritirata fuori per evitare che l’Area cagliaritana si trasformasse in un autobus affollato, con ben 16 Comuni e anche troppa confusione.

Unione di Comuni. In tutto saranno una trentina e di tre tipi. Quelli metropolitani intono alle capitali Sassari e Olbia. Anche in questa terza versione è stato confermato l’escamotage, la presenza di porti e aeroporti d’interesse nazionale, che permetterebbe al Sassarese e alla Gallura di avere quasi le stesse competenze dell’Area metropolitana di Cagliari. Il secondo tipo di Unione sarà quello dei Comuni montani, che assorbiranno anche le competenze delle vecchie Comunità montane. Fatti un po’ di calcoli dovrebbero essere 25 le Unioni di Comuni del tipo standard. Confermati i minimi per costituire il nuovo ente, almeno diecimila abitanti, e ribadita anche l’ipotesi che la mappa finale dovrebbe ricalcare quella delle aree storiche della Sardegna.

Lo scenario. La maggioranza di centrosinistra sembra compatta o almeno ha capito che non c’è più il tempo di soffiare sul fuoco del campanile per forza. Gli emendamenti saranno presentati, ma blindati in commissione per evitare poi brutte sorprese in aula. In commissione la minoranza di centrodestra sembra essere disponibile al confronto, ma non vuole che «le Province (bocciate nel 2012 dal referendum) siano riproposte sotto altre forme. Sotto questo aspetto la garanzia dovrebbe essere in quanto dichiarato a suo tempo dall’assessore Erriu: «È una legge di transizione. Dobbiamo essere pronti quando il Parlamento voterà la riforma che cancellerà per sempre le Province dalla Costituzione». Ai primi di novembre la Sardegna dovrebbe rispondere presente. (ua)

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