La Nuova Sardegna

Sanità, la Lorenzin viene in Sardegna e accusa le Regioni: troppe spese

Beatrice Lorenzin, ministro della Sanità
Beatrice Lorenzin, ministro della Sanità

Il ministro al congresso dei medici di base nell’Hotel Chia Laguna: tregua con il governo. Dichiarato lo stato di agitazione

08 ottobre 2015
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DOMUS DE MARIA. Beatrice Lorenzin è una donna e una ministra coraggiosa. Una che ci mette la faccia, anche sul terreno insidioso del famigerato decreto “taglia esami”. Entra nella tana del lupo, di fronte a centinaia di medici di famiglia riuniti nel loro 71° congresso nazionale, all'hotel Chia Laguna, in qualità di nemico numero uno e lascia l'assemblea da alleata, contro il vero avversario della categoria: le Regioni. Nel corso del suo lungo intervento, colleziona sette applausi contro tre brusii di dissenso e convince l'assemblea che un percorso comune si può fare. Lorenzin parla dopo che il segretario del Fimmg, Giacomo Milillo, ha appena definito una bufala il presunto risparmio generato dal decreto sull’appropriatezza. «Tra gli indicatori che sorveglia il ministero della Salute sulle Regioni – spiega Milillo – l’appropriatezza delle prescrizioni non è mai stata rilevata, il presunto risparmio di 13 miliardi non è mai stato contabilizzato ma rappresenta una stima che noi contestiamo. Del resto – aggiunge – l’impatto della misura secondo i calcoli del ministero sarebbe di appena 106 milioni». Il decreto per Milillo è la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. «Si tratta – dice – di un provvedimento che non ha senso perchè non ha alcuna base scientifica. L’appropriatezza degli esami di laboratorio deve essere valutata dalla professione medica prendendo in esame le singole persone e non sulla base di una tabella ministeriale. Si potrebbero combattere gli eccessi di spesa come si è fatto per quella farmacologica ma non accettiamo il clima di terrore che si verrebbe a creare se questo provvedimento ministeriale dovesse essere approvato». La ministra Lorenzin rassicura subito la platea dei medici con un perentorio: «Non si taglia proprio niente. Stiamo parlando di 208 prestazioni minori che non verranno abolite perché ciascun medico potrà effettuarle quando lo ritiene opportuno. L’appropriatezza – precisa Lorenzin – viene decisa solo dal medico. Per ciascuna di queste prestazioni viene indicato cosa fare in base a determinati parametri, ma il medico può derogare e fare quello che ritiene giusto».Se con il governo i medici sono disposti a dialogare, la strada diventa difficile nel rapporto con le Regioni, diventate l’imputato principale dello sfascio sanitario. Prova ne sia l’assenza dell’assessore regionale alla Sanità Luigi Arru, non invitato al congresso. «Il governo non deve essere succube delle Regioni – dice Milillo alla rappresentante della Sanità – perchè noi siamo disposti al dialogo con il governo ma non possiamo ragionare con 21 soggetti diversi che spesso non sanno quello che fanno. Le Regioni hanno distrutto la credibilità dei medici nei confronti degli assistiti». Il sindacato dei medici sigla con la Lorenzin una tregua, ma non abbassa la guardia. «Da oggi – annuncia Milillo – i medici sono in stato di agitazione, fino allo sciopero, se necessario». A margine del congresso, alla domanda se fosse preoccupata per i conti sanitari della regione Sardegna, Lorenzin risponde con una battuta : «Quando si parla di conti e costi della Sanità, tutte le Regioni mi preoccupano». Più fiducioso sulle sorti della Sanità sarda, Giorgio Sorrentino, commissario straordinario dell'Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari. «Le risorse sono poche ed è necessario tagliare ogni spreco – afferma –. In Sardegna possiamo investire le esigue risorse a disposizione per dare maggiore qualità all’assistenza, con il coraggio, anche, di scelte che possono apparire impopolari. Luigi Arru è un assessore tecnico che può realizzare questo cambiamento. Ci vogliono tempo e risorse, perché anche il cambiamento costa». (f.t.)

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