Il don cacciato da Guspini perché disse di essere gay
L’outing di monsignor Krzysztof Olaf Charamsa, che in questi giorni sta scuotendo la Chiesa, ha precedenti. Uno di questi casi si è registrato in Sardegna, dieci anni fa
GUSPINI. Don Mario Bonfanti, chi non se lo ricorda? Sono passati 10 anni da quando è andato (o mandato) via da Guspini, ma i parrocchiani di allora, e non solo chi frequentava la chiesa, hanno ancora viva l’immagine di questo giovane prete (allora aveva 31 anni) che in paese è rimasto dal 2002 fino al 2005, svolgendo il ruolo pastorale di vice parroco nella chiesa di San Nicolò, la principale delle tre parrocchie di Guspini. Poi è stato diplomaticamente messo alla porta perché gay.
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Don Mario era stato una sorta di uragano nella vita parrocchiale. Nessuno era a conoscenza delle sue preferenze sessuali, o perlomeno non le aveva mai dichiarate apertamente. Se non al suo vescovo monsignor Giovanni Dettori, della curia vescovile di Ales-Terralba, e al suo parroco don Angelo Pittau. A loro aveva serenamente comunicato di essere omosessuale. Invece fra le anime della sua parrocchia nessuno era mai venuto a conoscenza dei suoi gusti sessuali. Ma don Mario piaceva un po’ a tutti, tranne al gruppetto di anziane della parrocchia, che da subito avevano storto il naso davanti a questo prete atipico e troppo disinvolto. Vestiva in borghese e preferibilmente in jeans e maglietta, frequentava soprattutto i giovani e con loro andava in discoteca e al pub, la sua presenza in piscina era ricorrente e si rapportava senza problemi con tossicodipendenti e spacciatori, riuscendo spesso a instaurare con loro un rapporto amichevole. Stava cristianamente tra gli ultimi.
Ma questo “free lance” del sacerdozio non rispettava la linea sacerdotale imposta dal suo parroco Angelo Pittau e dal vescovo Dettori: venne sollevato dall’incarico e messo di fatto alla porta, costretto a farsi da parte con una serie di provvedimenti della curia vescovile che lo allontanavano da Guspini. Il tutto fra le proteste di buona parte dei parrocchiani, petizioni e raccolta di firme inviate al suo vescovo e perfino al Papa. La soluzione fu che don Mario tornò dalla sue parti, in Lombardia, e gli fu addirittura proposto di sottoporsi a un corso terapeutico di psicologia in un istituto religioso di Trento. Tutto perché era omosessuale.
A Guspini, dopo l’allontanamento e la successiva scomunica, è tornato più volte (l’ultima nel 2012), invitato da un gruppo di ex parrocchiani per tenere conferenze sui diritti civili e umani. Ne parla volentieri Rossella Pinna, ex sindaco di Guspini e ora consigliere regionale del Pd: «Era un giovane tra i giovani – ricorda -, viveva la vita al loro stesso modo. Di certo era molto più vicino ai ragazzi di quanto non lo fossero altri. Un sacerdote molto alla mano, coltissimo e assai sensibile. Tre anni fa, in occasione di un suo ritorno a Guspini, ho assistito alla presentazione di un libro di poesie. Con molta delicatezza ha evitato di trattare argomenti che potevano infastidire la suscettibilità di alcuni fra i presenti».
Poi le considerazioni personali della consigliera regionale sul coming out di don Mario: «Ritengo che ognuno debba liberamente vivere la vita secondo le proprie predisposizioni naturali. Credo che sia arrivato il momento che la Chiesa giudichi le persone dal loro operato e non dalle preferenze sessuali».