La Nuova Sardegna

Sviluppo rurale, l'assessore all'Agricoltura Elisabetta Falchi chiede i contributi regionali a se stessa

di Simonetta Selloni
Agricoltori al lavoro
Agricoltori al lavoro

L'esponente della giunta Pigliaru è anche imprenditrice e ha fatto domanda per accedere ai fondi per la sua azienda

26 settembre 2015
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ORISTANO. È una corsa contro il tempo quella della Regione, per chiudere entro il 31 dicembre la rendicontazione del Programma di sviluppo rurale 2007/2013. In ballo ci sono i fondi per l’ammodernamento delle aziende agricole, per accedere ai quali avevano fatto la domanda circa 4mila aziende, tra agricoltori e allevatori.

Corrono gli uffici regionali, corre l’Argea, agenzia della Regione per la gestione e l’erogazione degli aiuti in agricoltura; e tra gli imprenditori del settore in lizza per mettere insieme la corposa documentazione richiesta, c’è anche Elisabetta Falchi, attuale assessore regionale all’Agricoltura della giunta Pigliaru, in quota Rossomori. 51 anni, oristanese, agronoma, ma soprattutto tra le più importanti imprenditrici risicole dell’isola; ha presentato domanda per accedere ai fondi attraverso due aziende.

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Una, quella di famiglia, “Azienda agricola Falchi, società semplice”, richiedendo un contributo di 185mila euro. L’altra azienda è quella intestata a lei: Falchi Elisabetta Giuseppina. Richiesta di contributo: 300mila euro. Il massimo erogabile. Domanda di finanziamento ha presentato anche il consigliere dei Riformatori Attilio Dedoni, di Masullas: importo richiesto, 154mila euro.

Un meccanismo complesso, quello dell’accesso ai fondi della “Misura 21”, la linea di finanziamento contenuta nel Programma di sviluppo rurale 2007/2013. Delle 4mila domande iniziali, 1500 erano rimaste fuori dai finanziamenti perché, come conferma il direttore generale dell’assessorato all’Agricoltura, Sebastiano Piredda, non c’era la copertura finanziaria.

Lo scorso 17 luglio, nel sito della Regione, è apparsa la graduatoria dei 1500 “superstiti”: gli imprenditori agro-pastorali chiamati all’appello. Ma la risposta da dare, per rientrare nel giro dei finanziamenti, prevedeva tempi strettissimi: domanda e preventivi, con preliminari di progetti, da presentare entro il 20 agosto. E, con una ulteriore scadenza: documentazione di pagamento, ossia quietanze, da esibire entro il 31 ottobre.

«L’avviso di scorrimento della graduatoria viene fatta dopo che abbiamo la ricognizione finale di tutte le spese, e fatto la verifica di quanto ancora si possa mettere a disposizione degli imprenditori», sottolinea Gianni Ibba, direttore generale dell’Argea. Ma di fatto, per gli imprenditori agro-pastorali, questo limitato margine di tempo ha fatto sì che nell’elenco finale delle domande ammissibili, i 1500 iniziali, si siano dimezzati: circa 800 le pratiche ritenute finanziabili.

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«Bisogna dire che questa misura funziona soprattutto con la rendicontazione. Vale a dire, gli imprenditori che attraverso questi anni hanno avuto la capacità di scommettere e di investire per realizzare qualcosa nelle loro aziende, senza avere la certezza che poi avrebbero avuto dei finanziamenti», spiega Piredda. E in parte questo è vero: lungimiranza dell’imprenditore, ma anche possibilità economica. Perché, parliamoci chiaro, investire al buio, è una dote di chi ha struttura aziendale. Capacità economica.

Il programma Psr (tutti progetti già presentati, nessuna nuova richiesta), però, si rivolge però a un mondo estremamente variegato. Il piccolo imprenditore che intende ricomprare il trattore, o la mietitrebbia e non ha i soldi, pur avendo presentato il progetto e potendo, potenzialmente, avere i requisiti per il finanziamento, è costretto a chiedere anticipazioni bancarie per pagare l’acquisto e presentare la quietanza richiesta dal bando. Tra tempi bancari – nell’attesa delle determine della Regione –, si fa in fretta ad arrivare al 31 ottobre. Senza considerare che non tutti hanno saputo con tempestività della pubblicazione, il 17 luglio, dello scorrimento.

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Lo stesso Piredda ammette che delle domande presentate, per un totale di circa 39 milioni di euro, «ne saranno finanziate circa la metà». Fermo restando che gli “ammodernamenti” potranno riguardare, a questo punto, soltanto macchinari e attrezzature. Non le strutture, a meno che già non si stati lungimiranti, che può essere un altro modo per dire “economicamente solidi”. «È già pronta la nuova misura, nel nuovo Psr sarà più facile l’accesso ai fondi», sottolinea Ibba. E chi è rimasto fuori questa volta, può sempre aspirare ai tempi supplementari. Ma se ne parla dopo il 31 dicembre. Il rischio è di arrivarci con il fiato corto, per mancanza di lungimiranza. O di liquidità.

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