La Nuova Sardegna

L’ex boss Milia: «Di Altea diremo tutto»

di Mauro Lissia
L’ex boss Milia: «Di Altea diremo tutto»

Sguardi gelidi diretti a Grazianeddu in aula ma nessuna ammissione: reati sì, traffico di droga no

23 settembre 2015
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CAGLIARI. Traffico di appartamenti sequestrati «con l’aiuto di un giudice e di un cancelliere» di Milano, automobili comprate e vendute, rapporti con personaggi della malavita sarda, nazionale e internazionale ma droga no, nessun traffico di coca o di eroina. Costretto da una malattia sulla sedia a rotelle, la voce flebile e la grinta del boss appena intuibile dietro uno sguardo ancora fiero, Gigino Milia si è difeso puntigliosamente dalle domande del pm Gilberto Ganassi rivolgendo occhiate gelide all’ex amico e socio Graziano Mesina, che l’ascoltava in silenzio al fianco dell’avvocato Maria Luisa Vernier, e all’ex legale di fiducia Corrado Altea, seduto appena al suo fianco e visibilmente imbarazzato per i continui richiami alle sue controverse testimonianze: «Di Altea parlerò a parte - ha annunciato senza modificare il tono della voce Milia - è bene che la sua storia la raccontiamo tutta. Ha detto bugie su di me e la ragione è chiara, voleva lusingare il pubblico ministero nella speranza di prendersi un calcio nel sedere e uscire da questa storia». Ha usato altre parole, ma Milia è apparso convinto che l’avvocato di Arbus abbia provato a venderlo in cambio di un trattamento giudiziario di favore, che nelle carte del processo non risulta in alcun modo: «Con lui avevo un buon rapporto - ha insistito Milia - poi mi ha portato via soldi, è disonesto». L’ex boss di Fluminimaggiore aveva ed ha ancora molte cose da spiegare al tribunale presieduto da Massimo Poddighe: i suoi rapporti col trafficante albanese Lukaj Kastriot, gli incontri milanesi con Mesina, i contatti incessanti con l’ex ergastolano («Come mai 120 chiamate a Mesina, tutte con una scheda cinese?» ha chiesto il pm, «l’ho usata anche per chiamare altri» la replica) e quel pacco di droga ritirato, per l’accusa, all’amico Antonello Mascia quand’era in carcere attraverso Altea: «Non era droga, erano soldi» si è difeso Milia, smentendo Altea che in aula aveva parlato proprio di stupefacenti. A tratti pittoresche le risposte e i racconti dell’anziano imputato, teso ad attenuare un’accusa di associazione a delinquere che condivide con Mesina e Altea, fondata su intercettazioni e riscontri che appaiono solidi: «A dicembre 2008 a Milano con Kastriot? C’era un’automobile da vendere, un’auto di una ragazza sudamericana detenuta – ha riferito Milia - l’albanese me l’ha portata in Sardegna, gli ho dato duemila euro di acconto ma l’ho fatta decollare e gliel’ho distrutta. Voleva i soldi, per il danno. Ho fatto cercare un ragazzo per rubarne una uguale e fare il tarocco con le targhe. La questione era solo questa, droga non ce n’era».

Spiegati i rapporti personali ad alto rischio («dottor Ganassi, lei frequenta magistrati e altre persone così, noi ci frequentiamo fra gente della stessa razza») Gigino Milia è entrato in un campo minato quando ha raccontato degli affari da realizzare con gli appartamenti: «C’erano immobili sequestrati a Milano - ha spiegato l’imputato - e grazie all’aiuto di un giudice e di un cancelliere si potevano fare affari interessanti. Di quello mi occupavo alla fine del 2008, compravendite di appartamenti sotto sequestro. Però trovavo microspie dappertutto e gli affari saltavano, ero sempre sotto controllo». Sul riferimento al giudice e al cancelliere il tribunale è passato dritto: per gli investigatori si tratta di un’affermazione priva di qualsiasi credibilità, sulla quale la Dda non ha neppure disposto riscontri. Milia però ha insistito, nel tentativo di definire una qualche attività - per quanto illecita - alternativa al traffico delle droghe, che gli costa il processo e il carcere.

Difeso da Roberto Delogu e Riccardo Floris, l’ex boss parlerà ancora a lungo all’udienza del primo ottobre. Se manterrà la promessa potrebbe essere un passaggio critico per Altea, la cui posizione è già difficile: fuori dalla prudenza processuale, Milia ha lanciato all’avvocato di Arbus messaggi inequivocabili e l’annuncio di un imminente regolamento di conti sul piano giudiziario.

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