La Nuova Sardegna

Ambiente, Sardegna a rischio: riesplode il caso bonifiche

di Pier Giorgio Pinna
Un'immagine della devastazione provocata dal fuoco nell'area di Sant'Igori
Un'immagine della devastazione provocata dal fuoco nell'area di Sant'Igori

Nell’isola decine di siti inquinati. Primi interventi della Regione. La mappa delle zone in pericolo. L’assessore Spano: «Sant’Igori questione complessa, ma interverremo»

23 settembre 2015
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SASSARI. Dall’ennesimo rogo all’emergenza ambientale nell’isola: riesplode il caso bonifiche dopo l’incendio nella pineta di Porto Conte. Per difendere il territorio sardo la giunta regionale è costretta ad affrontare nuove criticità. Ad Alghero va in scena l’ultimo film sulle bombe ecologiche. Segno di un’escalation preoccupante per mille ragioni.

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L’allarme sulla Riviera del corallo è stato preceduto da tanti altri lanciati in questi anni da zone a rischio. A partire dalle aree industriali di Porto Torres, Ottana, Portovesme. Per arrivare a centinaia di edifici pubblici dai quali devono ancora essere rimossi amianto, idrocarburi, mercurio, arsenico. Senza dimenticare le mancate opere di disinquinamento nel mare dell’ex arsenale della Maddalena e i tratti contaminati dai war games all’interno di basi e poligoni militari come Quirra.

  • Gli impegni

«Tenendo conto delle richieste avanzate dagli amministratori algheresi e dai dirigenti del Parco di Porto Conte faremo il possibile per sanare al più presto l’intera situazione», garantisce comunque, per la seconda volta in pochi giorni, l’assessore all’Ambiente, Donatella Spano. Che aggiunge: «La questione a ogni buon conto è molto complessa sul piano legale: perché abbiamo a che fare con beni privati, per di più sotto sequestro giudiziario. Enti pubblici come la Regione e lo stesso Comune di Alghero possono intervenire solo per sostituzione in debito e poi richiedere il risarcimento dei danni a chi li ha provocati, dato che vige sempre il principio per cui chi inquina paga». «Al di là delle risorse necessarie per la bonifica, insomma, dobbiamo ponderare tenendo conto della magistratura e di questi aspetti, ma intanto una cosa è certa: ci faremo carico del problema», assicura l’assessore.

  • I provvedimenti

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Più in generale, sull’inquinamento in Sardegna, dalla Regione ricordano i passi compiuti fin dall’insediamento dell’esecutivo guidato da Francesco Pigliaru, nel febbraio 2014, per cancellare i pericoli disseminati in numerose zone.

«L’attenzione della giunta – viene ricordato – emerge già dal Programma di sviluppo, approvato nell’ottobre dello scorso anno». Piano che definisce le linee-guida sino al 2019». È nella strategia Beni Comuni che figura il progetto base su “bonifiche e tutela dall’inquinamento”.

Obiettivo finale: garantire l’attuazione delle contromisure nei siti compromessi «per rendere fruibile la porzione più estesa possibile di territorio oggi gravata da inquinamento di suoli e falde».

  • Le opposizioni

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Non un percorso privo di critiche e rilievi, a ogni modo. Anche di recente le minoranze in Consiglio, e specialmente le forze del centrodestra, sono spesso andate all’attacco. Le osservazioni più dure? «Sottovalutata la diffusione dei veri rischi nell’isola e incertezza nelle indispensabili azioni di salvaguardia effettiva di beni comuni», non si stancano di ripetere i rappresentanti di Fi e i loro alleati.

  • Chi inquina paga

Ma dall’esecutivo, a Cagliari, sottolineano il principio al quale la giunta vuole continuare ad attenersi: l’attivazione, finalmente tempestiva, di tutte le bonifiche rimaste in sospeso: «Per garantire la tutela della salute e per una riconversione che permetta lo sviluppo economico-produttivo», puntualizzano gli amministratori regionali.

«Preso atto dei forti ritardi che si sono accumulati negli anni precedenti, noi siamo appunto ispirati dal principio fondamentale del chi inquina paga e così nel primo anno di governo abbiamo dato un cambio di rotta immediato – ribadisce l’assessore Spano – Soprattutto grazie a misure che riguardano le aree minerarie dismesse e i poli industriali».

  • Le azioni

A ogni modo ci si è mossi su diversi fronti, rammentano in Regione. Prima di tutto con la ripresa delle Conferenze di servizio al ministero dell’Ambiente, oltre che con i vertici con la Difesa che hanno visto in campo lo stesso governatore e il sottosegretario Domenico Rossi.

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Presidente e assessore Spano ancora adesso pressano il governo per il via ufficiale alle bonifiche dei Sin, i Siti d’interesse nazionale, sollecitando nuove trattative per la gestione del risanamento a Porto Torres e nel Sulcis-Iglesiente-Guspinese.

Al quadro complessivo si ricollegano i recentissimi incontri con i titolari delle aree da bonificare, specie l’Eni. «Tutto questo ha portato a un’accelerazione nei confronti delle aziende su procedure e tempi di realizzazione dei progetti», sostengono all’assessorato dell’Ambiente.

  • Faccia a faccia

«Il 18 giugno scorso al ministero si è quindi discusso, in un tavolo tecnico-politico, degli interventi per attivare subito il risanamento dei Sin a Porto Torres e nel Sulcis – spiega l’assessore Spano – Così, nel corso dei lavori, sono stati adottati importanti provvedimenti da parte del ministero dell’Ambiente, tesi a supportare questa linea e dare risposte concrete ai territori interessati». «A partire – conclude – dallo sblocco di 1 milione e 300mila euro, da tempo promessi ma a lungo mai assegnati, proprio per l'area dello stabilimento della Vinyls».

  • Gli ecologisti

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In questo panorama i gruppi sardi mobilitati per la difesa della salute e del territorio non hanno comunque mai cessato il pressing sulla Regione. In prima fila, Italia Nostra, Gruppo d’intervento giuridico, Medici per l’ambiente. Tutti movimenti che, assieme a Fai e a Legambiente, non hanno mancato di mettere in evidenza la gravità dell’inquinamento di vastissime aree e l’urgenza di attuare indispensabili contromisure. Sos oggi reso ancora più inquietante dal rogo nel camping di Sant’Igori ad Alghero.

  • Procedure

Ma i passi avanti non mancano. Se la Syndial presenterà in autunno il progetto di risanamento su Minciaredda, nella zona industriale del nordovest sardo, sono ormai nel vivo i crono-programmi per le bonifiche in differenti siti. Partiranno a novembre i lavori per il recupero dell’area mineraria di Santu Miali, a Furtei: la giunta ha destinato 28 milioni per raggiungere la somma necessaria al recupero dell’intera zona. «Zona fortemente compromessa», dicono gli specialisti ricorrendo certo a un eufemismo.

Col tempo quell’ampio tratto di pianura e colline - che interessa anche i territori comunali di Guasila, Segariu e Serrenti - è diventato una bomba ecologica. Esattamente come tante altre aree dove i veleni scorrono a cielo aperto. Esattamente come le colline di fanghi rossi nel Sulcis e come la pineta nel Parco di Porto Conte, ultimo film che nessuno avrebbe mai voluto vedere.

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