La Nuova Sardegna

Dal calcio alla pallavolo addio a squadre gloriose

Dal calcio alla pallavolo addio a squadre gloriose

Il fallimento della Torres femminile che dopo 7 scudetti saluta la serie A Tra i dilettanti 35 società danno forfait. Judo e atletica: cancellati trofei storici

17 settembre 2015
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SASSARI. C’era una volta la Sassari degli scudetti e, alle sue spalle, una città che si appassionava alle imprese della ragazze della pallamano e del calcio femminile. Era una Sassari più ottimista (forse troppo) e probabilmente più ricca. Oggi c’è ancora uno scudetto da festeggiare, quello dei Giganti della Dinamo, ma dietro c’è un vuoto che si fa ogni giorno più desolante. La pallamano è solo un ricordo, la Torres rischia di scomparire dalla scena del pallone rosa e identica sorte è toccata a grandi manifestazioni come il “Guido Sieni” di judo, la Scala Piccada di velocità in salita, il trofeo Urigo di atletica.

Sassari piange ma il resto dell’isola non ride. Un titolo della Nuova di qualche giorno fa segnalava che ben 35 società non sono riuscite a iscriversi ai campionati regionali di calcio che stanno per cominciare. Si tratta di squadre di comuni piccoli o piccolissimi e qualche rinuncia è fisiologica, ma il segnale è importate. Lo sport isolano sta vivendo un periodo difficile, forse uno dei più pesanti dagli anni del boom e del benessere economico. Le prove? Tante ed equamente distribuite nel territorio. Prendiamo il basket. L’isola non ha ancora smaltito la sbornia per il triplete della Dinamo che deve prendere atto che alle spalle dei campioni biancoblù c’è il nulla. Per la prima volta dopo decenni nessuna squadra maschile isolana disputerà campionati nazionali importanti. Sant'Orsola Sassari e Pallacanestro Cagliari hanno rinunciato alla B per motivi economici. E il basket femminile non sta meglio. Il Cus Cagliari passa dai playoff scudetto e dalla A1 alla B, come la Mercede Alghero e l’Astro. Restano in A2 solo la Virtus Cagliari e il San Salvatore Selargius, ma anche queste ultime società rischiano il collasso strozzate da contributi regionale che arrivano col contagocce e sponsor privati senpre più avari. Qualcuno parla di “effetto Dinamo” e accusa il club sassarese di aver cannibalizzato tutto. La realtà è che la coperta è sempre più corta e che lo sport, a torto o a ragione, è la prima voce che viene in mente quando si parla di tagli.

Così, di sforbiciata in sforbiciata, non c’è disciplina sfuggita alla cura dimagrante. Come l’ippica, fino a pochi anni fenomeno di massa, che ha visto il montepremi complessivo ridursi del 50 per cento con la conseguenza che oggi sono pochissimi gli allevatori che continuano a investire sul cavallo. Le fattrici pascolano in campagna e i box degli ippodromi di Sassari e Chilivani (un tempo sold out) sono in gran parte vuoti.

Il discorso si può ripetere pari pari per l’automobilismo, altra passionaccia dei tifosi sardi. La stagione dei rally si è ridotta a una manciata di gare, i grandi appuntamenti con le cronoscalate (Cuglieri, Iglesias, Alghero, Osilo) sono sempre più rari e anche i licenziati Csai stanno diventando merce rara. Il motivo? Sempre lo stesso: costi proibitivi (vale per l’automobilismo ma non solo), mancanza di strutture e problemi legati al trasporto che pesano come macigni.

È vero, anche in questo caso ci sono le eccezioni (la Dinamo può contare su uno sponsor come Meridiana) ma chi non ha santi in Paradiso o scudetti da esibire deve arrangiarsi come può. È il caso della Solo Volley e della Silvio Pellico, storiche squadre sassaresi di pallavolo che per ridurre le spese hanno deciso di fondersi. La nuova società si chiama Solo Pellico e parte con qualche ambizione nel campionato nazionale di B2 maschile. A fare compagnia ai sassaresi la Pallavolo Olbia, l’Ariete Oristano e l’Iglesias. In serie A è rimasta solo l’Hermaea Olbia ed già un miracolo. Un gradino più in basso Sant’Antico, Sarroch e Alfieri Cagliari. Poi il vuoto. Così come nel tennis (solo Cagliari ha due squadre in serie A), nel rugby (dove una volta l’Amatori Alghero spadroneggiava) e nella pallanuoto. Un deserto che avanza inesorabile e che si sta mangiando, giorno dopo giorno, anche le speranze.(a.l.)

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