La Nuova Sardegna

Anni di indagini e decine di arresti

I carabinieri e i finanzieri hanno scoperto una “squadra” che gestiva gli appalti

09 settembre 2015
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NUORO. L’enome pentolone degli appalti addomesticati era stato scoperchiato a fine aprile. Quando la procura della Repubblica di Oristano aveva emesso decine di ordinanze di custodia cautelare e fatto emergere un sistema di malaffare che coinvolgeva mezza Sardegna. I carabinieri del Comando provinciale di Nuoro (in particolare della Compagnia di Tonara), insieme agli uomini della Guardia di finanza di Oristano e della Guardia forestale dei vari comandi del centro Sardegna, avevano lavorato per alcuni anni intorno a una “squadra” di professionisti e politici che otteneva a getto continuo i soldi delle progettazioni e degli appalti delle opere pubbliche, alcune delle quali mai realizzate. Nei paesi della Barbagia. E di Desulo è infatti il presunto capo della squadra, il gestore di tutti gli appalti, entrati nel mirino degli investigatori, e dei rapporti con i sindaci, i vari tecnici comunali e i progettisti. Salvatore “Tore” Pinna, 52 anni, ingegnere e rappresentante della società “Essepi engineering” in società con l’altro grande protagonista dell’inchiesta, Francesco Chessa, 56 anni, di Irgoli, rappresentante legale della società “Edilogica”, erano finiti in cella il 29 aprile. Insieme a loro erano finiti nei guai una ventina tra sindaci (Rinaldo Arangino, 43 anni, ex sindaco e responsabile dell'ufficio tecnico di Belvì, Pierpaolo Sau, 53 anni, ex sindaco di Tonara, Federico Palmas, 41 anni, ex sindaco di San Giovanni Suergiu, mentre erano stati concessi i domiciliari ai sindaci di Ortueri, Salvatore Casula, 65 anni e Villasalto, Leonardo Usai, 58 anni), vice sindaci (Pietro Crobu, 50 anni di Ortueri, ex assessore ai Lavori pubblici e Francesco Cotza, 54 anni di Villasalto) e vari funzionari pubblici. La “Squadra” aveva operato dal novembre 2013 sino al 27 marzo 2015. Il campo era quello della progettazione e degli appalti di opere pubbliche dove la rete di contatti e amicizie avrebbe consentito a tutti i “giocatori” di spartirsi, in poco meno di un anno e mezzo, 850mila euro di soldi pubblici e scambiarsi favori per altri 350mila euro. I reati contestati: associazione per delinquere, corruzione e turbativa d'asta, falso in atto pubblico e altri ancora. (plp)

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