La Nuova Sardegna

nuovi blitz nel sud dell’isola

Undici lavoratori in nero, chiuse due aziende agricole

di Luciano Onnis
Undici lavoratori in nero, chiuse due aziende agricole

Controlli a tappeto dei carabinieri per contrastare il lavoro illegale e per prevenire fenomeni quali il caporalato

06 settembre 2015
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CAGLIARI. Prosegue l’offensiva congiunta nella provincia di Cagliari e del Medio Campidano dei carabinieri del Comando provinciale e del Nucleo ispettorato del lavoro, in collaborazione con la direzione territoriale del lavoro di Cagliari-Oristano contro il fenomeno del caporalato ed in generale dello sfruttamento della manodopera clandestina ed irregolare nel settore agricolo, assurti tristemente agli onori della cronaca nazionale dopo le recenti morti sul lavoro dei braccianti agricoli in Puglia.

Undici lavoratori in nero sono stati scoperti nel corso della settimana durante i controlli nei territori di Samassi, Decimomannu, Teulada e Serramanna, particolarmente nel settore della produzione del carciofo. Sono state ispezionate quindici aziende agricole ed è stata esaminata la posizione di una quarantina di braccianti. Cinque aziende sono risultate in condizioni di irregolarità ed all’interno di esse è stata accertata la presenza di undici lavoratori occupati completamente al nero, tra cui un bracciante di nazionalità marocchina. Per due aziende è stata anche disposta la sospensione dell’ attività imprenditoriale, in quanto risultavano occupare personale al nero in percentuale superiore al 20per cento del totale.

Alle aziende in condizioni di irregolarità verranno contestate sanzioni amministrative per oltre 49 mila euro, oltre al recupero dei contributi previdenziali e dei premi assicurativi.

Il tenente colonnello Ivan Giorno, comandante il Reparto operativo del comando provinciale carabinieri di Cagliari, coordina e dirige le operazioni di controllo: «E’ nei momenti di difficoltà – dice l’ufficiale - che i vari settori economici (quindi le persone che regolarmente e con fatica vi operano) vanno tutelati, con il rispetto della legge, dall’aggressione di fenomeni (lavoro in nero e capolarato) che, in un primo momento, hanno il fascino della possibile soluzione alle difficoltà contingenti (del datore di lavoro e del lavoratore in difficoltà) ma che, dopo, rischiano di farli precipitare in situazioni ancora più drammatiche e dove il genitore o il figlio che cerca di sostenere la propria famiglia, rischia di pagare il conto più salato (sfruttamento sino alla morte, come è tragicamente successo di recente in altre aree geografiche del paese).

È in quest’ottica e in linea con le direttive Ministeriali di analoga ispirazione che l’Arma dei carabinieri, con il suo Nucleo ispettorato del lavoro e la direzione territoriale del lavoro, sta fattivamente contribuendo a contrastare, cercando di prevenirla, la diffusione di questi insidiosi fenomeni».

Alla voce del colonnello Giorno si aggiunge quella del direttore territoriale del lavoro di Cagliari-Oristano, Antonio Zoina: «Gli accertamenti consentono di affermare che il fenomeno del caporalato e dell’utilizzo di manodopera clandestina appartiene ad altre realtà territoriali in quanto non riscontrato in Sardegna anche a seguito degli ultimi serrati accertamenti, che hanno consentito di registrare in ogni caso la presenza di una diffusa irregolarità lavorativa nel settore agricolo e relativa per lo più al ricorso al lavoro nero per oltre un quarto del personale occupato. I risultati conseguiti - ha sottolineato il dirigente -sono frutto di una sinergia tra Comando provinciale dei carabinieri e Direzione territoriale del lavoro, e vanno letti anche in funzione preventiva verso ogni possibile infiltrazione da altre realtà del deprecabile fenomeno del caporalato».

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