La Nuova Sardegna

La novità: i giubbotti antiproiettile

La novità: i giubbotti antiproiettile

Il loro utilizzo è molto diffuso in Corsica tra le organizzazioni malavitose

03 settembre 2015
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SASSARI. In un'azione criminale spettacolare come quella dell'altro ieri a Campeda, la dinamica complessa e la perfetta sincronia mostrata dal commando di banditi nell'assalto al furgone portavalori della Vigilpol hanno creato una forte suggestione e catalizzato l'attenzione sull'efficienza militare della banda. Un quadro dinamico che consente di sovrapporre il "modus operandi" dell'assalto al furgone ad analoghi episodi del passato. Insomma, si sviluppa un lavoro analitico che consente di annodare sospetti e deduzioni, legando la banda a episodi del passato. Come, per esempio, la rapina dello scorso anno, sempre sulla 131, tra Sanluri e Serrenti.

Ma dallo studio dei dettagli arrivano a volte sviluppi investigativi inaspettati che possono raccontare molte altre cose. Per esempio, secondo le testimonianze raccolte dagli investigatori, i banditi erano tutti muniti di giubbotto antiproiettile. Un elemento nuovo nello scenario criminale sardo. Si tratta di un particolare che, anche se non aiuta a definire l'identikit della banda, sicuramente dice molto su quali possono essere i suoi legami con altri mondi criminali e su possibili sinergie. Infatti, l’utilizzo del giubbotto antiproiettile è molto diffuso nella vicina Corsica. È addirittura parte del corredo delle organizzazioni malavitose, ma anche dei gruppi armati nazionalisti clandestini.

E poi le armi. Le armi possono diventare uno straordinario elemento per identificare i canali attraverso i quali i nuovi banditi sardi creano il loro arsenale e, da qui, costruire alleanze e collaborazioni. A Campeda, almeno stando ad alcune indiscrezioni investigative, non sarebbero stati utilizzati i micidiali kalashnikov. Armi affidabili e potenti, già abbastanza diffuse in Sardegna. Si parla sempre di fucili d’assalto militari. Qualcuno parla del vecchio Fal, ma molto più probabilmente si tratta di armi di fabbricazione americana come il Colt M15 o il Colt M16. Guarda caso si tratta delle armi preferite dalla mala corsa, che si rifornisce soprattutto negli Usa. Altra coincidenza: nel colpo di Sanluri dell’anno scorso non c’erano kalashnikov. (p.m.)

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