La Nuova Sardegna

Insegnanti, flash mob davanti a Carlo Felice

di Stefano Ambu
Insegnanti, flash mob davanti a Carlo Felice

La protesta dei precari della scuola arriva in piazza Yenne: oggi le prime chiamate dal Ministero

02 settembre 2015
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CAGLIARI. Notte prima degli esami. O meglio delle chiamate thriller dopo la mezzanotte. Antonello Venditti e Michael Jackson non c'entrano nulla. Magari Cesare Cremonini sì. La paura dei docenti sardi è che via mail il Ministero dell'Istruzione dica quello che non avrebbero mai voluto sentirsi dire: «Buon viaggio».

Con destinazione, non gradita: nulla contro Sondrio, Macerata, Pordenone eccetera eccetera. Ma loro, maestri e professori con il trolley in mano, vogliono restare in Sardegna. Non per pigrizia. Ma perché nell'isola hanno famiglia: non sono venticinquenni freschi di laurea, ma dei reduci del precariato. Anni e anni tra spezzoni e vite da pendolari durante i quali si sono sposati, hanno avuto dei bambini. E hanno visto invecchiare i loro genitori. Ora chiedono di poter passare ancora del tempo con figli, mogli o mariti, madri e padri. Ieri- per protestare ancora - hanno passato la vigilia delle convocazioni da Roma tutti insieme, sotto la statua di Carlo Felice, in piazza Yenne. Il Comitato Valigie del 10 agosto ha sistemato un ironico striscione sotto il monumento: «Carlo Felice, insegnanti tristi». Il flash mob di ieri mattina è stato organizzato come una vera e propria lezione in piazza. Con tanto di leggio e lavagna multimediale. I docenti si sono alternati in cattedra per un mini corso di risposta alle Faq del Ministero sulla vicenda scuola. «I docenti precari - spiegano- non vogliono avere il posto sotto casa come falsamente bandito. Per quale ragione si deve andare fuori dalla Sardegna quando il lavoro in Sardegna c'è?" I numeri: «Nella provincia di Cagliari - continuano - quest'anno le supplenze previste per gli insegnanti di sostegno delle superiori sono più di 320 a fronte di soli 196 docenti specializzati iscritti nelle graduatorie». E poi i conti: «Se un preparatissimo collega della Campania sarà costretto a lavorare a Muravera avrà tanti di quei costi che non gli consentiranno di vivere né tantomeno di portarsi appresso la famiglia perché lo stipendio medio di un insegnante è di 1300 euro al mese. Le stesse difficoltà le avrà un sardo, con l'aggiunta dei problemi legati all'insularitá». Un'onda di protesta che sembra diventare un cavallone. Chi si risveglierà questa mattina con una sede fuori dall'isola come futuro, avrà nei prossimi giorni - convocazioni entro l'8 - una sola scappatoia: la supplenza annuale in Sardegna. C'è chi non ha intenzione di aprire la posta elettronica: guarderà la comunicazione del Ministero solo dopo aver ottenuto la eventuale supplenza nell'isola. Un espediente per non passare ancora notti insonni alle prese con l'incubo emigrazione. La protesta non si spegne: previste nuove iniziative nei prossimi giorni. A cominciare dalla missione romana - un blitz forse al Ministero (data e luogo non sono però stati ancora diffusi - annunciata sabato scorso durante gli Stati generali della scuola sarda.

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